Vegolosi

Jovanotti: “Più diritti agli animali, è una battaglia giusta”

Gli animalisti che il prossimo 31 marzo scenderanno in piazza a Milano e Roma per chiedere alla politica maggiori diritti per gli animali dal punto di vista legislativo, chiedono e ottengono il sostegno di un volto molto amato nel panorama della musica italiana, Jovanotti.

Il cantante, secondo i rumors vegetariano di lunga data e spesso coinvolto in opere di beneficenza nei confronti degli animali bisognosi, in un video messaggio dichiara di sostenere in toto la battaglia portata avanti dal movimento Task Force Animalista, nato lo scorso anno per ottenere un adeguamento del Codice Civile italiano, in modo che possa riconoscere negli animali dei soggetti e non più solo degli oggetti.

“È una battaglia giusta, consideratemi dei vostri — dichiara il cantante in un video pubblicato sui social, nel quale afferma con convinzione il suo sostegno alla causa anche se non potrà essere presente fisicamente alla manifestazione, perché lontano dall’Italia.

Da tanto tempo sono compagno di viaggio di animali e capisco quanto sia importante. Non si tratta di antropomorfizzare gli animali, si tratta di progresso, è un cammino di civiltà. Riconoscere la soggettività agli animali è un modo per riconoscerla a noi stessi”.

L’unico dubbio del cantante sembra essere sulla parola “animalista”: “In genere – afferma – tutte le parole che terminano in –ista mi mettono un po’ a disagio perché finiscono per essere dei calderoni dove si raccoglie un po’ di tutto. Attorno alla parola ‘animalista’ si raccolgono anche delle forme spesso radicali e irragionevoli” conclude infatti.

Animali di “serie A” e animali “di serie B”?

Sebbene il nostro Codice Penale tuteli gli animali considerando un reato il loro maltrattamento, il discorso è diverso per il Codice Civile, secondo il quale gli animali sono degli “oggetti” di proprietà al pari di una macchina. Insomma, il loro essere soggetti senzienti in grado di soffrire ma anche di gioire esattamente come noi, non è preso in considerazione: il sentimento popolare, però, è mutato ormai da anni e sono gli stessi cittadini a chiedere un cambiamento da questo punto di vista. Nessuno di noi, infatti, considererebbe il proprio cane o il proprio gatto come un “oggetto”, ma anzi, a lui (o a loro) sono riservati sempre coccole e affetto, come veri e propri membri della famiglia.

Il problema, però, forse è proprio questo: anche Jovanotti nel suo discorso fa riferimento più volte a cani e gatti e alla volontà di un maggiore rispetto per la loro soggettività. Un discorso assolutamente condivisibile e giustissimo, che però apre la strada per un’ulteriore considerazione: esistono “animali di serie A” e “animali di serie B”? Perché le persone si battono (giustamente, lo ripetiamo) perché cani e gatti ottengano maggiori diritti e tutele, ma quasi nessuno si indigna per gli orrori che accadono quotidianamente negli allevamenti intensivi a maiali, polli e bovini?

Anche se catalogate sempre come “eccezioni”, sempre più spesso le investigazioni sotto copertura delle associazioni animaliste mostrano quello che accade agli animali negli allevamenti (anche in Italia), dove esseri senzienti al pari di cani e gatti sono ammassati gli uni sugli altri a migliaia, molto spesso allevati trascurando le più basilari norme igieniche, talvolta picchiati e uccisi brutalmente oppure lasciati morire nell’indifferenza generale. Il tutto, lo ricordiamo, in un viaggio che li porterà inevitabilmente al macello, subito se sono animali “da carne” oppure quando avranno raggiunto una minore produttività se sono animali “da latte” o allevati per le uova.

Un maiale ucciso a martellate da un operatore all’interno di un allevamento italiano. Crediti foto: Essere Animali

Nel video, il cantante fa un minimo accenno ad altri animali solo verso la fine, quando imitando il verso di cani e gatti aggiunge anche quello di una mucca; un po’ poco, forse, per considerare questa battaglia animalista aperta a tutti animali e non soltanto a quelli “da affezione”. Ma perché accade questo, perché ci indigniamo per i maltrattamenti sui cani mentre andiamo a comprare una bistecca di maiale o un litro di latte vaccino al supermercato? Ce lo spiega chiaramente Melanie Joy, psicologa americana e attivista per i diritti degli animali, nel suo libro “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche“, nel quale mette in chiaro i punti del “carnismo“, atteggiamento culturale radicato ma “sradicabile” grazie ad una maggiore presa di coscienza del sistema di produzione del cibo di origine animale.