Fotogiornalista canadese, attivista per i diritti degli animali e promotrice del progetto We Animals, Jo-Anne McArthur è arrivata per la prima volta in Italia per documentare la situazione negli allevamenti suini nel nostro paese con un reportage di 50 scatti, volutamente forti. Già con “We Animals”, nato nel 1998 dopo l’incontro scioccante con un macaco incatenato al davanzale di una casa in Ecuador, la fotografa aveva ambiziosamente deciso di raccontare, attraverso migliaia di immagini, la vita animale nell’ambiente umano tra circhi, allevamenti, laboratori, acquari e habitat naturali. L’obiettivo è chiaro: sbriciolare definitivamente il pregiudizio che considera gli animali non esseri viventi dotati di morale e sentimento, ma oggetti senza anima.
Quasi vent’anni dopo, nella notte del 14 settembre 2015, Jo-Anne McArthur, insieme al team investigativo dell’associazione Essere Animali, si è introdotta in un mega allevamento di maiali in Emilia Romagna: 30 capannoni di cemento suddivisi in gabbie di gestazione, gabbie parto e box d’ingrasso. Un luogo in cui gli animali vengono derubati della loro dignità per essere trasformati in macchine, in uno stato di sofferenza e disagio fisico inimmaginabile: un luogo in cui questi animali nascono, vengono fatti ingrassare e infine trasportati al macello. Tutto ciò a pochi chilometri da noi, tutto ciò consentito dalla legge.
Informarsi e sapere è il primo passo verso una scelta consapevole, sembra dirci la McArthur con le sue foto cariche di emozione e tenerezza; foto che fanno luce sul ruolo dei moderni allevamenti intensivi che rendono l’animale un’unità produttiva, utile per il valore che produce, annientato nei suoi bisogni e sentimenti naturali.
Serena Porchera