Jane Goodall torna sul tema delle nostre responsabilità come specie umana rispetto alla diffusione del Coronavirus.
Durante un’intervista televisiva nel programma”Buitenhof” della tv olandese, l’etologa e antropologa inglese, 86 anni, ha spiegato chiaramente che il ruolo degli allevamenti intensivi e lo sfruttamento di tutti gli animali dovrebbe essere al centro della discussione mondiale per far fronte a future epidemie o pandemie.
“Bisogna spiegare – dice Goodall – che solamente una piccola parte di wet markets vende animali selvatici, la maggior parte di questi mercati è simile ai mercati contadini che troviamo anche negli Stati Uniti e in America. Sono i luoghi in cui le persone si recano per acquistare cibo fresco ad un prezzo ragionevole. Quello che si sta chiedendo e sul quale a livello internazionale ci si sta focalizzando – continua – è chiudere i mercati che vendono animali selvatici ma dovremmo applicare questo provvedimento anche agli allevamenti intensivi nei quali troviamo maiali, polli, mucche, perché alcune delle malattie del passato sono la conseguenza di queste attività orribili”.
Per l’etologa inglese la pandemia attuale non è altro che il risultato di un problema che è stato ignorato: “Non sono sorpresa di quello che sta succedendo perché era stato previsto, ma abbiamo messo la testa sotto la sabbia e ci siamo detti ‘continuiamo a comportarci come sempre, non ci preoccupiamo’.”
Queste malattie sono dette “zoonotiche” perché arrivano dagli animali e “saltano” fino alla nostra specie con grande facilità per un motivo semplice dice Goodall: “Abbiamo distrutto gli habitat degli animali, li abbiamo messi vicini gli uni agli altri, li abbiamo rinchiusi insieme e nel frattempo li cacciamo, li uccidiamo, li mangiamo, li commerciamo e li mettiamo in contatto fra loro, contatti fra specie da tutte le parti del mondo”.
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