Italia: i vegani sono 1milione e mezzo, ma occhio ai pollotariani
Federica Giordani
Anche se il titolo del rapporto è “Cresce il cibo della rinuncia“, come ogni anno anche il 2016 inizia con i dati del nuovo rapporto Coop che racconta i nuovi stili di vita e di consumo del nostro paese. Ci concentriamo, come è ovvio, sui dati che riguardano l’alimentazione e pare proprio che in Italia la scelta di non mangiare carne e derivati stia incontrando sempre maggior favore.
Sono quindi quasi 1milione e mezzo i vegani in Italia, una cifra considerevole. Il popolo dei vegetariani, è maggiore e si attesta al 10% circa (parliamo, quindi, di quasi 6 milioni di persone). Il rapporto segnala però la crescita anche di numerose altre alternative alimentari come quella crudista, quella macrobiotica e fruttariana. Accanto ad esse ecco spuntare anche chi mangia vegetariano contemplando però il consumo di pesce, i pescetariani, chi decide di mangiare verdura, pesce e anche pollo, ossia i “pollotariani“. Questa scelta, legata al consumo di carni bianche è frutto degli allarmi Oms?Potrebbe darsi, infatti qualcuno sostiene proprio che le ricerche dell’ente internazionale di salute pubblica abbia dato il via libera a tutti coloro che già avevano diminuito il consumo di carne rossa, facendo cresce il consumo di quella bianca, come pollo, coniglio e tacchino. Trovano una loro collocazione anche i “locavori” ossia chi decide di consumare cibi che provengono solamente da produzione locale, nel raggio di circa 200 km, e i “paleolitici” che si nutrono solamente di ciò che avrebbero trovato in natura i nostri antenati tramite la caccia, la pesca e la raccolta di radici, bacche, verdura e frutta, preferibilmente freschi e non oggetto di trasformazione industriale. Ogni cosa ha un nome e ogni “rinuncia” viene catalogata, insomma.
Interessante anche il profilo del vegano-tipo presentato da Coop: vive prevalentemente nel nord Italia (nord-ovest per la precisione), è donna ed ha un’età compresa fra i 45 e i 54 anni, oltre ad essere, solitamente, in possesso di una laurea. Secondo il rapporto Coop, questa “estremizzazione dei consumi” è legata sempre più alla ricerca del benessere fisico. Nessun accenno, quindi, ad eventuali motivazioni di carattere etico.