Si riaccendono i riflettori sulla vicenda di Italcarni, il macello a Ghedi, in provincia di Brescia, che torturava gli animali destinati alla macellazione attraverso pratiche totalmente illegali. Come riporta in anteprima il quotidiano Giornalettismo, il pm della procura di Brescia, Ambrogio Cassiani, ha annunciato ricorso contro la decisione di assolvere dall’accusa di mettere in commercio carne infetta – a seguito dei maltrattamenti nel macello – le persone coinvolte nel processo.
L’intento è quello di dimostrare una correlazione tra i maltrattamenti subiti dagli animali e la carne infetta messa in commercio, in cui la concentrazione dei batteri rilevata – soprattutto salmonella – è risultata fino a 50 volte superiore a quelle consentita.
La vicenda
Era il novembre 2015 quando Italcarni fu coinvolta in un’inchiesta, a seguito della diffusione, da parte della procura di Brescia, di immagini shock che mostravano come gli animali destinati alla macellazione venissero torturati attraverso pratiche totalmente illegali tra le mura dell’edificio. Mucche a terra, non più in grado di deambulare, venivano strattonate, prese a calci e trasportate con muletti meccanici verso il loro destino. Altre, addirittura, venivano infilzate dagli stessi muletti per procedere alle operazioni di macellazione. Tutto questo avveniva sotto gli occhi del veterinario che doveva assicurare la legittimità delle pratiche. La bufera mediatica fu immediata, così come la condanna delle persone coinvolte: non solo per Federico Osio, amministratore di Italcarni, ma anche per il tecnico incaricato di eseguire i controlli sui campioni di carne e per i veterinari Asl che avevano il compito di controllare la liceità delle operazioni portate avanti dall’azienda.
L’attività del macello è stata subito sospesa, ma ancora prima che il processo di primo grado potesse dirsi concluso, abbiamo appreso che Italcarni aveva già riaperto i battenti con un altro nome e ad oggi continua con la propria attività. Oltre alla questione etica legata al maltrattamento degli animali, la Procura aveva riscontrato anche un grave problema per la salute dei consumatori, verificando che la concentrazione batterica su alcuni campioni di carne proveniente dal macello era di molto superiore al limite consentito: problema dovuto, a quanto pare, anche al fatto che molti animali arrivassero già morti al macello.
La giornalista Giulia Innocenzi – che all’epoca della vicenda era inviata del programma tv che aveva lanciato le immagini, Servizio Pubblico – sulla sua Pagina Facebook si dice soddisfatta del nuovo risvolto della vicenda: “Così, da questione per pochi animalisti sensibili al benessere degli animali (quello vero, però!), la questione del maltrattamento degli animali potrebbe diventare interesse di massa. Primi fra tutti chi mangia la carne”.