Hanno ammesso le sevizie sugli animali e chiesto il patteggiamento i tre dipendenti della Italcarni di Ghedi, il macello nel bresciano sequestrato lo scorso autunno dalla Procura di Brescia per maltrattamenti sugli animali e vendita di carne contaminata. Nell’udienza preliminare che si è svolta presso il Tribunale di Brescia la scorsa settimana, i tre dipendenti hanno infatti fatto richiesta di patteggiamento con pene da un anno e otto mesi a un anno e dieci mesi. Tra gli imputati ci sono anche due veterinari dell’Asl di Brescia, che invece andranno a processo con rito abbreviato il prossimo 22 aprile. Gli imputati devono rispondere a vario titolo di maltrattamenti sugli animali, adulterazione alimentare, falso e violenza a pubblico ufficiale.
“La piena ammissione di colpa dei dipendenti conferma una prassi reiterata all’interno della struttura, di cui i veterinari non possono dirsi estranei”, ha commentato Roberto Bennati, vicepresidente Lav, che si è costituita parte civile al processo insieme a Lac, Animal Amnesty, Adiconsum e al Comune di Ghedi. “Ora che il proprietario e i dipendenti hanno ammesso i reati di maltrattamento, la Asl – è l’appello lanciato dalla Lav – invece di riaprire la struttura disponga l’immediata chiusura ai sensi della normativa europea, dimostrando discontinuità dalle condotte poste in essere finora e rese possibili dai veterinari”.