Nell’immaginario collettivo, il veterinario è colui che “ama gli animali”, una figura professionale che dedica la propria vita e il proprio tempo a curarli e a fare in modo che vivano la propria vita al meglio. Se è così, è possibile conciliare questa “missione” con una dieta onnivora e con l’impiego degli animali “al servizio dell’uomo”? Lo abbiamo chiesto a Jacopo, laureando in medicina veterinaria a Milano: ecco cosa ci ha raccontato.
Come si concilia questa professione con la scelta di mangiare carne e prodotti animali in generale?
Innanzi tutto bisogna smontare l’idea del veterinario come molti lo intendono: il veterinario non è solo “il medico degli animali”, ma è anche una figura professionale che ha a che fare con la salute pubblica e quindi anche con l’industria alimentare. Detto questo, mangiare carne e prodotti animali fa parte della nostra cultura e delle nostre tradizioni, perché lo facciamo da sempre: l’animale è un partner dell’uomo, in ogni contesto, quindi anche in quello della produzione alimentare.
Non consideri tutto questo una forma di sfruttamento?
Partiamo dal presupposto che la mia sensibilità è diversa da quella di una persona vegana. In ogni caso il mio obiettivo è quello di lavorare, una volta laureato, in piccoli allevamenti dove gli animali vengano rispettati e vivano una vita dignitosa: non trovo sbagliato consumare la carne, il latte o le uova prodotti in questo tipo di allevamenti.
Cos’è, per te, il benessere animale?
Lo spiega “la teoria delle cinque libertà”: l’animale deve essere libero dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; deve vivere in un ambiente adeguato, libero dal dolore, dalle ferite e dalle malattie. Deve poter manifestare le proprie caratteristiche etologiche e deve essere libero da paura e disagio. Una volta che questi principi siano rispettati, si ottiene il benessere animale. Da circa un decennio, poi, le istituzioni si stanno muovendo su questo fronte, perché il benessere animale è un argomento molto sentito.
Allora perché i video che circolano in rete mostrano realtà – anche italiane – diverse da queste?
In quei video si vedono delle eccezioni, non la norma: quegli allevamenti non rispettano le leggi e per questo i responsabili devono essere puniti. Come studente di medicina veterinaria ho visitato diversi allevamenti intensivi e macelli, e ho sempre trovato realtà rispettose della legge e degli animali. Per quanto riguarda la questione del trasporto degli animali verso il macello, sulla quale si discute parecchio, quello che ho visto io non corrisponde a quello di cui si parla: c’è magari un momento di stress, ma di certo gli animali non vengono fatti soffrire per giorni.
Visto che li hai visitati, cosa pensi degli allevamenti intensivi?
Sono contrario a questo tipo di realtà, dove il solo scopo è produrre di più e a prezzi inferiori. Gli allevamenti che mi piacciono sono quelli di vecchio stampo con pochi capi, allevati con rispetto per l’animale.
Da futuro veterinario, cosa pensi delle persone vegane per etica?
Sarà sicuramente una scelta ragionata, ma secondo me è troppo esclusiva e “sofisticata”: possono permettersela solo i paesi ricchi, è difficile che in una zona in cui le persone fanno fatica a trovare cosa mangiare, si possa seguire una dieta vegana. Sicuramente non contesto la scelta etica, che però personalmente trovo estrema.
In facoltà si parla della questione etica legata allo sfruttamento animale?
Raramente, ma la questione del rispetto per gli animali fa sempre da sfondo a tutti gli argomenti che affrontiamo. Per esempio, però, c’è uno scontro aperto tra gli studenti vegani e quelli che vanno a caccia: come capita per tutte le posizioni estreme, anche in questo caso nascono discussioni forti riguardo alla questione etica.
Visto il suo ruolo, non dovrebbe essere normale considerare un veterinario anche un animalista?
No, le due cose non c’entrano niente l’una con l’altra e dipende anche cosa si intende per “animalista”: per me, per esempio, l’uomo è superiore agli altri animali per intelletto e diritti e quindi è logico che gli animali siano in una posizione subordinata. Detto questo, sarei comunque d’accordo se si decidesse di ridurre a un decimo gli allevamenti da carne, ad alzare il prezzo degli alimenti di origine animale per renderli un bene “di lusso”, da concedersi una volta tanto.