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Santuari di Animali Liberi: perché sono sotto attacco politico

In un mondo fatto di allevamenti intensivi, macelli e sofferenza animale, esistono strutture che si occupano del recupero e del ritorno alla vita degli animali sottratti a queste realtà. In particolare, nel nostro paese è attiva dal 2010 la Rete dei Santuari di Animali Liberi, un’aggregazione di progetti che hanno come obiettivo comune quello di contribuire a un miglioramento dell’attuale relazione tra noi animali umani e tutti gli altri. Per conoscere meglio queste realtà, il loro lavoro e i loro obietti, la redazione di Vegolosi.it ha contattato Sara D’angelo, portavoce della Rete. Ecco cosa ci ha raccontato.

Qualche giorno fa, in vostro comunicato stampa, avete parlato di “attacco politico ed economico ai santuari”: che cos’è successo?

Con l’allargamento della sensibilità che sempre più coinvolge anche gli altri animali e non solo più cani e gatti, necessariamente viene sollecitata anche l’attenzione di chi potrebbe in un certo senso cavalcare le istanze dei santuari. Ci riferiamo ad alcuni personaggi politici che recentemente hanno dato vita a un movimento-partito animalista, con cui noi non vogliamo assolutamente avere a che fare, né da cui vogliamo essere strumentalizzati. Siamo antispecisti, non vogliamo gabbie né per gli altri animali né per gli umani. Desideriamo un altro mondo, più giusto, che non è lo stesso promesso da chi cerca di confondere le coscienze e da chi improvvisamente si è accorto che gli agnelli vengono macellati, ma nulla dirà degli altri prigionieri umani e non umani su cui il modello societario voluto da questi politici si fonda saldamente, perché su di esso si fondano insieme i propri privilegi. I santuari sono lontani da queste idee politiche e istanze “animaliste” annacquate. I Santuari della Rete lavorano per costruire un mondo secondo un ideale libertario e, al loro interno, sperimentano modelli societari orizzontali, non gerarchici. Per questo prendiamo le distanze anche da chi recentemente ha tentato di mettere un bollino-marchio sul santuari, perché i santuari sono liberi e si autoregolamentano. Ci dissociamo con tutta la nostra forza dai tentativi di creare santuari o oasi “in franchising”, da chi dichiara di aver creato la prima rete di rifugi per animali sottratti allo sfruttamento quando dal 2010 esiste la prima e unica Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia. Ogni tentativo di rivendicare falsamente primati o progetti che da anni portiamo avanti seriamente, è un gravissimo attacco alla Rete stessa e un insulto alla verità.

Cosa sono i Santuari di Animali Liberi?

I santuari sono rifugi che ospitano animali così detti “da reddito”, salvati dall’industria della carne e dei suoi derivati. Per le caratteristiche dei propri ospiti, i santuari si configurano come una sorta di “arca” dove sono accolti individui per i quali raramente esiste una prospettiva al di fuori dell’arca stessa. Non esiste, salvo eccezioni, l’obiettivo di un’adozione né il miraggio del rilascio in natura come accade, invece, per altri tipi di rifugi e altri animali come cani e gatti. Per gli ospiti dei santuari, queste strutture sono la casa, l’unico mondo possibile. In essi ogni animale è considerato un individuo unico al mondo e non più un numero: tornano a essergli attribuite la propria identità e dignità, per prima cosa dandogli un nome.

Quanti ce ne sono in Italia?

Aumentando la sensibilità nei confronti degli animali, insieme aumentano le strutture che accolgono anche animali “non convenzionali”. C’è chi li accoglie nelle proprie case, abitando in campagna, ma anche chi decide di aprire mini rifugi o santuari veri e propri.  Nel 2010 nasce la Rete dei Santuari di Animali Liberi: un network che raggruppa e coordina solo santuari antispecisti, che decidono di rispettare alcuni importanti principi contenuti nella Carta dei Valori. La Rete nasce dalla volontà ed esigenza di alcuni tra i più rappresentativi santuari italiani di collaborare più strettamente per risolvere quelle che sono le difficoltà incontrate ogni giorno. In modo particolare, l’obiettivo è di giungere al riconoscimento giuridico dei santuari stessi e allo status di rifugiati per i propri ospiti, in modo da affrancarli dall’attuale normativa che continua a considerarli, se pur salvi, “carne che cammina”. Purtroppo, infatti, per la legge italiana i santuari di per sé non esistono, ma sono considerati ed equiparati agli allevamenti. Questo, naturalmente, crea problemi burocratici e gestionali carichi di contraddizioni per chi porta avanti un santuario. I santuari non sono allevamenti, ma il loro contrario: nascono per porre un rimedio ai danni causati dagli allevamenti e pertanto non vogliono essere considerati tali, ma qualcosa di diverso.

Da dove arrivano gli animali che trovano rifugio in queste strutture?

Gli animali arrivano nei santuari con varie modalità: possono arrivare sotto sequestro, oppure ceduti da chi li allevava in quanto scarsamente o non più produttivi, regalati ad attivisti oppure liberati dallo sfruttamento. In ogni caso, siamo contrari all’acquisto di animali, perché dal punto di vista strategico e politico salvare animali acquistandoli non ha significato, se non, ovviamente, per gli individui che si portano in salvo, ai quali si cambia ovviamente radicalmente la vita. Comprendiamo l’empatia di chi desidera con slancio salvare gli animali ad ogni costo, ma non possiamo promuovere e ritenere valido e coerente questo modus operandi. Da antispecisti, non dovremmo attribuire un prezzo alla vita di individui come noi.

Questi animali trascorrono tutta la vita nei Santuari o possono anche essere adottati?

In realtà, salvo poche eccezioni, chi entra in santuario vi resta per sempre, perché il santuario diventa la sua casa.
Le poche adozioni possibili, in particolare per piccoli animali da cortile o per qualche capretta o maialino vietnamita, vengono controllate e verificate, ancor più di quanto faremmo per cani e gatti, perché non possiamo prescindere dal fatto che gli animali che diamo in adozione possono essere sempre trasformati in cibo. Per cui, quando vengono affidati, ciò accade solo a persone conosciute, vegane o vegetariane e, il più delle volte l’adozione coinvolge animali non ancora in santuario. Salvare un animale significa non semplicemente strapparlo al proprio destino, ma anche assicurargli una vita al sicuro fino alla fine. Questo è l’impegno dei santuari e la promessa che facciamo ai propri ospiti. In ogni caso, tutti gli animali possono sempre essere adottati a distanza.

Sappiamo che i Santuari fanno riferimento a una “Carta dei Valori”: quali sono le regole a cui un Santuario di Animali Liberi si deve necessariamente attenere?

Per entrare nella Rete dei Santuari le strutture e gli enti devono rispondere ad una serie di requisiti che insieme ci siamo dati. Tra i principali impegni c’è sicuramente il fatto che gli animali non si acquistano, che non devono riprodursi, che non deve esser chiesto loro nulla e che devono essere gestiti nel modo più libero e naturale possibile. Tutti i punti della Carta dei Valori possono leggersi dettagliatamente a questo link nel sito della Rete.

I santuari sono aperti al pubblico? Se sì, in quali modalità?

La finalità forse più importante dei santuari, consiste nell’apertura ai visitatori e nella comunicazione con loro. I santuari sono tra i pochi luoghi in cui le persone possano andare incontro agli animali e per questo sono, dal nostro punto di vista, un motore i cambiamento rivoluzionario. Nei santuari si sperimenta l’empatia, ci si mette nei panni, nelle zampe e negli occhi di chi ci sta davanti. La conoscenza dell’altro abbatte in un istante, meglio di mille parole, ogni pregiudizio, in primis lo specismo. Chi visita un santuario, generalmente ne esce diverso perché gli animali, in quell’incontro, comunicano qualcosa, diventando ambasciatore della propria specie. Gli animali, che per secoli di domesticazione hanno lavorato per l’uomo, ora si riposano, finalmente. Ed è l’uomo a lavorare per loro: i vari santuari della Rete dei Santuari di Animali Liberi sono aperti al pubblico. Di solito su prenotazione si concordano ingressi e visite guidate di singoli e gruppi. Sul nostro sito sono consultabili le schede dei vari santuari aderenti con le varie modalità di accesso.

Cosa potrebbe fare una persona che volesse sostenere il vostro progetto?

Attraverso il sito e la pagina della Rete dei Santuari si possono consultare le campagne, le iniziative, gli appelli e le necessità che ci coinvolgono di volta in volta. In modo particolare chiediamo sostegno per l’ottenimento del riconoscimento giuridico dei santuari e dello status di animali rifugiati per i nostri ospiti. Per concludere positivamente l’iter che stiamo portando avanti, abbiamo bisogno del sostegno di tutti. A seconda delle necessità chiediamo attraverso le nostre pagine di sottoscrivere appelli o firmare lettere per convincere il Ministero a soddisfare le nostre richieste. Poi, ovviamente, i singoli santuari aderenti alla Rete hanno continuamente bisogno di volontari e fondi. Ognuno può decidere di sostenere il progetto a lui più vicino o che più gli piace.

Parlando di sostentamento economico: i Santuari possono contare su fondi pubblici oppure solo su finanziamenti privati?

Ovviamente, parlando di animali così detti “da reddito”, non esistono leggi che elargiscano fondi per il mantenimento di quanti la nostra società considera cibo. Differentemente da quanto accade per i cani, per i quali lo Stato provvede almeno in parte al mantenimento nei canili convenzionati, per gli ospiti dei santuari ciò è ancora fantascienza. In Italia, Milano è infatti l’unico Comune ad avere una convenzione per gli animali non convenzionali rinvenuti sul proprio territorio. Essi vengono condotti presso una struttura della Rete, Milano paga il loro trasporto e il primo anno di mantenimento. In seguito, gli animali diventano a carico del santuario stesso e per questo i santuari, per sopravvivere, devono impegnarsi in una coraggiosa raccolta fondi. Perché ancora sono in pochi a pensare che gli animali liberati dovrebbero essere sostenuti da tutto il movimento di liberazione animale e non gravare unicamente sulle spalle dei pochissimi santuari. Donazioni, adozioni a distanza, sostegno tramite campagne specifiche di raccolta fondi, nonché il 5 per mille – oltre che l’organizzazione di eventi e benefit – rimangono le uniche entrate dei santuari.

Animali “da fattoria” come cane e gatto: l’esperienza di chi vive con loro – Prima parte