Quando parliamo di allevamenti intensivi, qui su Vegolosi.it, spesso facciamo riferimento anche al conseguente inquinamento delle acque. Lì infatti, per dirne una, finiscono tutti i bisogni degli animali che spesso sono affetti da patologie più o meno gravi, quindi l’acqua che scorre nel sottosuolo viene in un certo senso “contaminata”. Questo è un aspetto trattato molto approfonditamente anche nel film “Cowspiracy“, un documentario che sta acquisendo una enorme popolarità a macchia d’olio in tutto il mondo e che solo pochi giorni fa è stato trasmesso in alcuni cinema italiani.
L’allevamento intensivo fa più danni di quanti se ne possano immaginare: il cambiamento climatico, la distruzione delle foreste, l’inquinamento dei fiumi sono tra loro collegati. Sono fenomeni uniti tutti da un fil rouge che dovrebbero essere arginati rapidamente, ma la solidità con cui l’alimentazione a base di carni è radicata nella nostra cultura rende la missione più complessa. Eppure, da qualche anno le cose stanno cambiando: basti pensare alla maggiore consapevolezza con cui i popoli pensano al momento del pasto, o ancora di più, a quello della spesa. E’ di qualche giorno fa la proposta del segretario ombra all’Ambiente del partito laburista britannico Kerry McCarthy – vegana convinta – di trattare i mangiatori di carne esattamente come i fumatori, con campagne finalizzate a renderli più consapevoli dei rischi di un’alimentazione simile.
Ad ogni modo, a inizio settembre, una enorme protesta aveva invaso le strade di Bruxelles e di buona parte del Belgio. Un imponente corteo di agricoltori e allevatori aveva raggiunto la città del Nord Europa in occasione del Consiglio straordinario dei Ministri dell’Agricoltura dell’Unione Europea per la crisi del latte, che si era concluso con il varo di una serie di misure per circa 500 milioni di euro per sostenere gli agricoltori e i produttori europei (una spesa decisamente notevole, che va ad aggiungersi a quanto pagato dai singoli Stati). Eppure, all’orizzonte c’è un rischio molto serio, la sovrapproduzione, che avrebbe come rischio più immediato quello della distruzione del suolo.
Partendo da tutti questi spunti, un giornalista del quotidiano britannico Guardian ha raccontato un’esperienza personale occorsagli qualche tempo fa, corredata da varie foto. Si tratta di un vero e proprio reportage shock: il reporter si trovava nei pressi di un fiume quando ha sentito un fortissimo e fastidioso odore provenire proprio dal corso d’acqua. Era la commistione di liquami con l’acqua del fiume. Risalendo sulla riva, ha intuito che gli scarichi partivano da un’azienda casearia in cima alla collina da dove nasce il fiume, oltre a notare diversi tubi distrutti da cui si disperdevano liquidi di scarico. Dopo una telefonata all’Agenzia per l’Ambiente, gli ispettori si sono recati sul posto tre giorni dopo assicurando che avrebbero preso sul serio questa situazione. Tutto ciò per spiegare che casi del genere sono ben più diffusi di quanto si possa pensare. Eppure, sottolinea il giornalista in conclusione, l’Agenzia per l’Ambiente non ha più personale a causa di alcuni tagli drastici alle sue finanze.