L’industria lattiero casearia britannica è sul piede di guerra per combattere la “moda vegana”: se non verrà rafforzata l’immagine del latte come alimento sano e indispensabile per la salute umana, questo tipo di industria scomparirà entro i prossimi 10 anni. Ad affermarlo sono gli esperti intervenuti di recente al Semex UK Diary Conference, dibattito tenutosi a Glasgow per valutare le possibilità e i rischi ai quali va incontro l’industria del latte inglese. Gli esperti ne sono convinti: le campagne di sensibilizzazione lanciate negli ultimi anni nel paese – come quella che ha invaso la metropolitana londinese al grido di “Try vegan, stay vegan” ossia “Prova ad essere vegano, rimani vegano” – hanno danneggiato l’immagine dei prodotti di origine animale, latte in testa.
Per far fronte al problema, Diary UK – associazione di categoria per la filiera casearia britannica – ha dato avvio alla campagna di promozione del latte “Tell it like it is”, che verrà lanciata nelle metropolitane e nelle stazioni ferroviarie inglesi a partire dal mese prossimo. Le infografiche, accattivanti, dallo stile vagamente “pop” e rivolte quindi ad un pubblico giovane, richiamano l’attenzione sulle sedicenti proprietà benefiche del latte per la salute: per esempio, la campagna ricorda come 200 ml di latte vaccino ricoprano il 35% del fabbisogno giornaliero di calcio di un uomo adulto, oppure il 100% del fabbisogno quotidiano di vitamina B12 di una donna adulta.
Per arrivare ai giovani, Diary UK ha puntato anche al mondo dei social creando grafiche (come quella qui in basso), che si spera verranno condivise il più possibile online per rinfrancare l’immagine di prodotti ormai sempre più assenti dalle diete degli inglesi. Tra il 2006 e il 2016, infatti, il numero delle persone che si professano vegane è cresciuto del 261% anche se, come ricorda la dottoressa Judith Capper, consulente per la sostenibilità dell’allevamento e vincitrice lo scorso anno del premio Dairy Industry of the Year, “si tratta comunque di meno dell’1% della popolazione totale”.
“Nel settore lattiero-caseario vi è la necessità di sfatare alcuni miti – ha continuato la Capper – perché se i consumatori continueranno a non acquistare i nostri prodotti (latte, panna, burro, formaggio, ecc) non avremo più un’industria lattiero-casearia entro i prossimi 5-10 anni“. L’opinione degli addetti ai lavori del settore è, naturalmente, che quella vegana sia una “moda pericolosa” da combattere con qualsiasi mezzo: “Per ogni informazione negativa che viene divulgata, occorrono cinque informazioni positive per contrastarla”, afferma infatti la Capper. Il vero problema, però – come ricordano anche gli esperti della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (SSNV) – è che il consumo di latte vaccino è correlato all’insorgenza di diverse malattie quali osteoporosi, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di tumori e diabete. Non tutti, però, paiono di questo avviso: “Il latte è un prodotto naturale che esce direttamente dalla vacca, poi noi aggiungiamo vitamine e minerali. Quando ha smesso di essere un prodotto naturale sano per diventare un alimento trasformato? Questo è qualcosa su cui fare chiarezza”, ha dichiarato Patrick Wall, professore di sanità pubblica all’Università di Dublino.
Al di là delle questioni puramente salutistiche – riguardo alle quali esistono falsi miti ormai sfatati da tempo – è impossibile non ricordare il risvolto etico del consumo di latte. L’industria casearia è infatti una delle più ingannevoli: mucche felici sui cartoni del latte, sui vasetti di yogurt o nelle pubblicità in tv che nascondono, in realtà, sofferenza e sfruttamento ormai ampiamente documentati dalle associazioni animaliste di tutto il mondo.