“È stato strabiliante, davvero strabiliante”. Con queste parole uno dei giudici della competizione dedicata a pasta e pizza più importante dell’Inghiterra, Theo Randall, ha spiegato al The Guardian la sua valutazione sul piatto di pasta vegano e senza glutine dello chef siracusano Antonio Alderuccio, 34 anni.
Il piatto di paccheri con crema di zucchine, una crema vegana che imita la burrata, asparagi e pangrattato senza glutine tostato, è valso ad Alderuccio il titolo di pastaio britannico dell’anno dalla Federazione Cuochi Italiani (FIC). Non solo Alderuccio, a Londra da 8 anni, da tempo si dedica allo studio della cucina senza glutine e nel suo ristorante Plant Club a Newington Green porta la cucina vegana a livelli altissimi e dedicata a tutti. “Quella senza glutine e vegan è ancora considerata dai colleghi una cucina di seconda scelta, invece non è affatto così” ha spiegato Alderuccio.
Sempre Theo Randall, capo della giuria del premio ha spiegato: “Il piatto mi ha fatto pensare ‘wow’. Non pensavo nemmeno al fatto che fosse senza glutine e al fatto che fosse vegano. È stato strabiliante, ad essere onesti: splendidamente creato, aveva un bell’aspetto ed era un sapore davvero ben bilanciato”.
Enzo Oliveri, presidente della Federazione dei cuochi italiani nel Regno Unito, giudica la competizione da sette anni e ha affermato che la vittoria di Alderuccio ha rappresentato “un momento fondamentale per la cucina italiana”.
Eppure ancora sorprende che chi si occupa di ristorazione ogni giorno, chi ha a che fare con il pubblico ogni pranzo e ogni cena, e che vive nel 2022 possa ancora sorprendersi che la cucina vegana (in più senza glutine) possa essere eccezionale. Lo stigma è ancora così stupidamente enorme da rappresentare un bug culturale senza precedenti che ha, purtroppo, impatti anche su altri aspetti imprescindibili come gli effetti della nostra alimentazione sul clima e il trattamento degli animali.