Dopo la “carne vegana” di Bill Gates e quella vegetale che sostituisce il pollo, è la volta di un hamburger che sa di salmone, ma senza salmone. Un’idea rivoluzionaria frutto del lavoro della start-up Terramino Foods, impegnata da tempo nella creazione di alimenti sostenibili per gli animali e l’ambiente: “La sfida di realizzare un sistema alimentare veramente sostenibile implica ripensare il cibo che mangiamo” si legge infatti sul sito dell’azienda.
Allora ecco che nasce un prodotto che imita in tutto e per tutto la carne di salmone, sia per il gusto e l’odore che sotto il profilo nutrizionale, ma a base di alimenti 100% vegetali: il burger Terramino è infatti creato partendo da una muffa, il Koji (già impiegata anche per la produzione del sake, tipico liquore giapponese), opportunamente lavorata perché sia praticamente indistinguibile dalla sua controparte animale. Il segreto di questo piccolo prodigio alimentare sta – oltre che nell’impiego del Koji – anche nell’aggiunta di alghe, che consentono di ottenere il sapore tipico della carne di salmone. Il risultato, come spiegano i produttori, è un prodotto ricco di Omega 3, proteine e aminoacidi essenziali, in tutto e per tutto identico al pesce per sapore e consistenza ma totalmente cruelty -free e amico dell’ambiente.
Un’infografica tratta da terramino.com che mostra i benefici del “salmone vegano”
Ma come nascono questi hambugrer? Terramino crea il “salmone vegano” partendo da questi ingredienti vegetali, lavorandoli in laboratorio in modo che si trasformino in un prodotto che imiti le fibre muscolari degli animali, senza tuttavia impiegare alcun tipo di cellula animale. Un prodotto talmente innovativo da aver attirato l’attenzione anche di Fast Company, business magazine di importanza internazionale che l’ha confrontato con una versione a base di salmone proveniente dalla catena di supermercati statunitense Whole Foods Market, giudicandolo indistinguibile.
Anche se per ora il “salmone vegano” non è disponibile sul mercato, Terramino prevede di lanciare i suoi primi prodotti, un filetto e un hamburger, entro la fine dell’anno. Nel 2019 il team spera di aumentare la produzione per vendere i propri prodotti – ai quali è previsto che si aggiungano altre alternative cruelty-free a carne e pesce – a parità di costo, e, per finire, a un prezzo inferiore a quello dei prodotti animali. “In questo momento non siamo così lontani da questi obiettivi – affermano infatti i produttori – pur lavorando su scala molto piccola. Questo dimostra come la nostra tecnologia non sia una questione da affrontare tra 5 o 10 anni, sta succedendo ora: possiamo già sfamare le persone e questo è conveniente anche dal punto di vista economico. Il nostro obiettivo su larga scala, tra qualche anno, sarà quello di abbassare il prezzo al di sotto di qualsiasi fonte di proteine di origine animale, che si tratti di pollo o pesce.”
Sempre più le alternative alla carne: ecco perché
Quella di Terramino Foods non è certamente un’idea isolata: sono sempre di più le aziende a livello internazionale che si occupano di creare alternative sostenibili a carne e pesce. Tra queste, per esempio, la start-up Beyond Meat – che produce alimenti alternativi alla carne, ma completamente a base vegetale – ma anche Memphis Meats, che invece lavora per creare carne vera in laboratorio, partendo da cellule animali coltivate in vitro. Una vera e propria rivoluzione alimentare inevitabile, se si vuole salvare il pianeta: la popolazione mondiale è in continuo aumento e, continuando a basare l’alimentazione umana prevalentemente su prodotti di origine animale, ben presto mancheranno le risorse per alimentarla.
Con lo sfruttamento ittico odierno, per esempio, si prevede che gli oceani saranno vuoti entro il 2048, e la situazione non è certo migliore per quanto riguarda gli allevamenti: come ricorda, tra gli altri, anche il WorldWatch Institute (organizzazione di ricerca ambientale a livello globale) mangiare carne non è più solo una scelta personale. Deforestazione, distruzione dei pascoli, perdita della biodiversità e spreco di risorse idriche sono solo alcuni dei danni legati agli allevamenti intensivi ai quali, per porre rimedio, è necessario contrapporre scelte alimentari differenti. “Non basta più dire di mangiare meno carne – afferma infatti l’associazione – è necessario sapere che l’era del consumo massiccio di carne deve finire così come quella dell’utilizzo del petrolio”.