Vegolosi

L’ipocrisia di chi segue Greta Thunberg

Greta Thunberg è eccezionale perché dice la verità. Questa ragazza di 18 anni, svedese, diventata donna dell’anno nel suo paese, ha iniziato sedendosi per terra scioperando dal suo impegno scolastico ogni venerdì dopo aver visto un documentario sui danni della plastica agli animali e all’ambiente: è praticamente caduta in depressione. Poco dopo ha convinto i suoi genitori a diventare vegani, come lei.

Eppure la sua alimentazione non è di certo il punto sul quale lei stessa pone i riflettori durante le sue poche interviste o durante i suoi discorsi pubblici in giro per il mondo. La sensazione è che lo consideri quasi scontato (e giustamente). Durante il TED in Svezia ha chiaramente fatto riferimento al tema delle scelte alimentari

Nessuno di noi agisce davvero come se fossimo nel pieno di una crisi. Persino la maggior parte dei climatologi e dei politici impegnati sul fronte ambientale, svolazzano in aereo e continuano a mangiare carne e latticini

L’azione è il punto cardine della scelta di Greta nella sua volontà di raccontare al mondo che non ci stiamo accorgendo di qualcosa di molto chiaro ed evidente anche nella vita di tutti i giorni (quando a Febbraio andiamo in giro con la felpa leggera invece che con il cappotto, per esempio). Agire è l’unico modo per vedere un futuro, sostiene la ragazza, che non crede affatto in una sorta di “malvagità” di base degli uomini e delle donne che abitano il pianeta, bensì vede una mancanza di consapevolezza e informazione.

La maggior parte delle persone continua a fare quello che fa perché non ha la minima idea delle vere conseguenze delle azioni che compiamo nella nostra vita quotidiana e non capiscono quanto debba essere rapido il cambiamento

Disinteresse selettivo

Secondo Greta Thunberg il fatto che i “potenti” del mondo agiscano, parlino e muovano i fili senza far trapelare nulla della gravissima situazione climatica nella quale siamo già (una situazione irreversibile come ha spiegato anche il climatologo Luca Mercalli, e che può essere solo attutita per evitare un disastro ancora peggiore), è uno dei motivi per i quali non agiamo e non siamo nel panico.

Eppure quanto è facile sapere, informarsi, leggere? Non c’è cattiveria, certamente, ma c’è qualcosa di ancora peggiore: il disinteresse selettivo. Ci interessa della raccolta differenziata, di usare meno la macchina, ma guai a toglierci la bistecca. Ci prodighiamo per usare meno plastica ma poi andiamo in vacanza in aereo mentre mangiamo il panino con il salame che la compagnia aerea di propone nel menu di base.

“Agire”, dice giustamente Greta, eppure c’è già un’azione semplicissima che potremmo iniziare a compiere fra 5 minuti, dopo aver letto questo articolo: cambiare la nostra alimentazione, perché non c’è nemmeno un dubbio al mondo sul fatto che il sistema di produzione di carne e latticini sia il secondo fattore di maggior inquinamento sul nostro pianeta sia in modo diretto a causa delle emissioni degli animali, sia in modo indiretto per i disboscamenti per far posto a terre agricole coltivate a soia e mais per nutrirli. Il fatto che Greta Thunberg fra le primissime azioni che ha deciso di compiere, abbia scelto di diventare vegana, così come la sua famiglia, viene scritto in piccolo dai media, quasi come fosse un accidente secondario ma non lo è.

Lo sciopero per il clima e il proprio carrello

Sono migliaia i ragazzi che la seguono. Quante delle persone che marceranno faranno la prima cosa facile e immediata da fare, ossia smettere di alimentare un mercato, quello della carne e dei latticini, che solo in Italia è la seconda fonte di emissioni di particolato primario e secondario come confermato dai dati Ispra? Quanto può essere ipocrita andare in bicicletta alla manifestazione contro il surriscaldamento globale inneggiando ad una ragazza che dice la verità, per poi tirare fuori dalla zaino un panino al prosciutto? Nessun ambientalista può essere onnivoro, non più.

Anche Leonardo Caffo, filosofo vegano, nel suo recente “Vegan. Un manifesto filosofico” edito da Einaudi, ha parlato dell’ipocrisia e della retorica ecologista:

E’ facile essere ecologisti sotto la doccia quando per produrre un solo hamburger viene utilizzata la stessa quantità di acqua che in una famiglia africana media si consuma in un anno, non credete?

Anche Caffo sottolinea come quella che spesso viene definita come una “scelta” alimentare libera non è davvero tale: “Non è possibile pensare che basti rispettare la scelta vegana perché i vegani stessi si dicano soddisfatti e non esigano altro”. Quella della presa di consapevolezza delle abitudini, delle prassi consolidate della nostra alimentazione quotidiana, non sono scelte che possiamo o non possiamo fare. Non si tratta di decidere se il vegan sarà, bensì solo quando, e Greta Thunberg, se davvero vogliamo che sia eletta a modello di azione, ha già risposto: “Ora”.

La piazza non basta

Scendere in piazza non solo è giusto ma è anche doveroso, ma la presenza in strada dovrà essere solo l’epifenomeno di azioni private forti, motivate da una seria presa di coscienza che non si riduca solo ad una passeggiata al caldissimo sole di Marzo. La protesta è fondamentale per creare notizia, per mostrare numeri, per portare a galla un sentimento in modo pubblico, ma è solo quando chiuderemo la porta di casa che inizierà davvero “l’azione” di cui parla Greta Thunberg e che sta ispirando molti.

L’azione è fondamentale, Greta Thunberg ha la ragione del buon senso, allora agiamo oggi e iniziamo tre volte al giorno a tavola a dire la nostra davvero e a cambiare le cose.