Greenpeace ha analizzato le spese dell’Unione Europea destinate a campagne promozionali di prodotti agricoli europei, esaminando 146 progetti approvati in 8 stati membri durante il 2018-2019. L’ONG ha evidenziato che 252 milioni di euro dei fondi stanziati dall’Unione Europea, sono stati destinati a campagne promozionali su carne e prodotti caseari, senza alcuna specifica qualifica legata alla produzione biologica o ecologica, e dedicando un ulteriore 28% (218,.7 milioni di euro) a campagne che presentavano un paniere di prodotti misti, derivati animali inclusi. Queste campagne promozionali si presentano col logo “Enjoy! It’s from Europe” e fanno parte della Politica Agricola Comune (PAC), che rappresenta un terzo del bilancio complessivo dell’Unione Europea. Ora Greenpeace chiede uno stop a questo tipo di investimenti.
La denuncia di Greenpeace
L’ONG denuncia l’azione limitata della Commissione Europea in merito a finanziamenti e promozione del consumo di carne rossa e processata. Secondo l’ONG, le strategie Farm to Fork e la Beating Cancer Plan, parte del Green Deal Europeo che si propone di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, inizialmente “contenevano formulazioni che suggerivano che la Commissione intendesse interrompere i finanziamenti di promozione della carne rossa e processata, ma la versione finale di entrambe le strategie è stata revisionata con una formulazione più vaga sulla promozione di una dieta più sana”.
A gennaio 2021 invece la Commissione ha dato il via a dei bandi di gara che mettono a disposizione 182.9 milioni per la promozione dei prodotti agricoli europei all’interno ed esterno dell’Unione, con un “focus particolare sulla promozione di prodotti e metodi agricoli che supportano più direttamente il Green Deal Europeo, come prodotti organici, frutta e verdura e agricoltura sostenibile.”
Meno spazio per i prodotti vegetali
Solo il 3% delle campagne ha dato spazio a prodotti biologici a base di carne o caseari (6.2 milioni di euro), mentre lo spazio dedicato alla promozione di frutta e verdura equivale al 19% (146.4 milioni di euro); in quest’ultimo settore la promozione di prodotti biologici è stata maggiore, circa il 20% dei fondi europei negli anni fra il 2016 e il 2019, decisamente inferiore rispetto al 32% dedicato, invece, alla promozione dei prodotti di origine animale, come denuncia Greenpeace, a fronte di una sempre più impellente necessità di cambiare regime alimentare, optando per una dieta sempre più a base vegetale.
Da un lato, il consumo di carne da parte dei cittadini europei è “di circa il doppio rispetto alla media globale e di tre volte superiore nel consumo di prodotti caseari”, si legge nelle dichiarazioni della associazione, “dall’altro, il consumo di carne andrebbe invece ridotto del 70% entro il 2030 a fronte dei cambiamenti climatici in corso. In Europa annualmente una persona consuma circa 80 kg di carne secondo i dati raccolti dalla FAO“. Eppure il consumo di carne andrebbe drasticamente ridotto, come spiegato anche dal rapporto Food Planet Health della Lancet Commission, indicando come circa 300 grammi a settimana come limite massimo.
Grande spazio alle esportazioni
La promozione dei prodotti agricoli si è focalizzata sugli export dei derivati animali di origine europea, dunque concentrando due terzi dei fondi europei sulla promozione dei prodotti UE in Paesi terzi con “il più alto potenziale di crescita come Canada, Cina, Giappone, Messico e Stati Uniti”, ma anche in mercati in via di sviluppo come la Costa d’Avorio e il Ghana. Qui, come sottolinea Greenpeace citando la Commissione Europea, “non si possono escludere gli impatti negativi sugli ecosistemi produttivi locali” ed emerge un contrasto tra queste politiche promozionali e quelle di sviluppo portate avanti dall’UE, sollevando punti interrogativi anche all’interno dello stesso rapporto di valutazione della Commissione in merito.
In Italia?
Nel rapporto, Greenpeace cita anche una delle campagne promozionali finanziate e proposte in Italia tra il 2018 e il 2019, denominata La stellina della carne bovina. Qui si esaltavano, ad esempio, le qualità nutritive e il basso impatto sull’ambiente della produzione di carne bovina. Invece, in merito alla cancerogenicità della carne rossa, sul sito promozionale si può leggere che “solo la metà – degli studi IARC sulla cancerogenicità – evidenzia una correlazione tra un eccessivo consumo di carne rossa e il tumore al colon-retto. L’altra metà non individua alcun effetto.” I dati di riferimento sono aggiornati al 2018 e la monografia IARC sulle valutazioni dei rischi cancerogeni per gli esseri umani dello stesso anno riassume nelle valutazioni finali due fattori (punto 6.3 “Overall valuations” p.505):
- il consumo di carne rossa è probabilmente cancerogeno per gli esseri umani (Gruppo 2A)
- il consumo di carne processata è cancerogeno per gli esseri umani (Gruppo 1),
sottolineando al punto 6.1 che vi siano prove limitate negli esseri umani di cancerogenicità del consumo di carne rossa e che sono state osservate associazioni positive tra tale consumo e tumori del colon-retto, pancreas e prostata.
L’appello di Greenpeace
L’organizzazione ambientalista chiede all’Unione Europea e ai governi nazionali non solo una maggior consapevolezza e il riconoscimento delle prove scientifiche degli impatti negativi del consumo di carne sull’uomo e sull’ambiente, ma anche lo stop di campagne promozionali a favore di un tipo di alimentazione che includa il consumo eccessivo di carne, ponendo fine inoltre alle sovvenzioni degli allevamenti animali industriali.