Assoluzione: è questa la nuova tappa nell’iter processuale che vede protagonisti i due veterinari dell’ASL di Brescia e tre dipendenti di Green Hill per i fatti accaduti nell’allevamento di beagle destinati alla sperimentazione scientifica chiuso a Montichiari nel 2012. Il Gip del tribunale di Brescia ha infatti assolto da ogni accusa gli imputati su cui pendevano gravissime accuse: maltrattamento, uccisione senza necessità (di un centinaio di esemplari), falso in atto pubblico e falsa testimonianza.
I due veterinari Roberto Silini e Chiara Giachini (per il quale il pm aveva chiesto una condanna a due anni) all’epoca dei fatti erano responsabili dei controlli presso la Green Hill 2001 srl, ma secondo l’accusa avrebbero omesso sistematicamente di effettuare tali controlli previsti dalla legge e avrebbero comunicato in anticipo alla società le ispezioni programmate dall’Asl. A questo si aggiunge la colpa per non aver denunciato le terribili condizioni in cui erano costretti a vivere i cani, costretti a riprodursi a ciclo continuo o addirittura a ingerire segatura. Con loro a processo vi erano anche i tre dipendenti dell’azienda Green Hill per i quali, invece, l’accusa era di falsa testimonianza resa nel procedimento penale a carico dei vertici dell’azienda e per i quali era stata chiesta una condanna a 10 mesi.
Eppure, nonostante i pesanti capi d’accusa, è giunta inaspettata la decisione di assoluzione del Tribunale di Brescia. Una decisione che ha lasciato esterrefatte le associazioni animaliste LAV, Enpa e Legambiente, costituitesi come parte civile nel processo, e che lo scorso anno avevano ottenuto una prima vittoria con la conferma da parte della Corte di Cassazione delle condanne a carico dei vertici della struttura (nello specifico il direttore dell’allevamento, il co-gestore e un veterinario) i quali praticavano “l’eutanasia in modo disinvolto, preferendo sopprimere i cani piuttosto che curarli” e seguivano una politica aziendale che “andava in senso diametralmente opposto alle norme comunitarie e nazionali”. Come si legge sul sito della LAV: “Abbiamo fiducia nella giustizia e proprio per questo impugneremo la sentenza, e auspichiamo che la ASL di Brescia avvii una profonda riflessione interna sul come i suoi dirigenti, nell’esercizio delle loro pubbliche funzioni, e dunque pagati dai contribuenti italiani, conducano le ispezioni sul benessere animale, che certamente comprendono anche la verifica che gli animali non siano uccisi o muoiano in violazione della legge, negli allevamenti di loro competenza.”
Altrettanto incredulo il direttore generale di Legambiente, Stefano Ciafani che ha così commentato le assoluzioni: “La sentenza odierna del giudice del tribunale di Brescia, che riguardava i veterinari pubblici e i dipendenti dell’allevamento Green Hill ci lascia perplessi e stride palesemente con la condanna, confermata anche in Cassazione, nei confronti degli allevatori accusati di uccisione e maltrattamento di animali. Aspettiamo di poter leggere le motivazioni che hanno portato a questo proscioglimento per esprimere valutazioni più approfondite, auspicando che la Procura di Brescia valuti l’opportunità di proporre appello. Di certo la nostra battaglia contro il maltrattamento degli animali non si ferma. Continueremo a vigilare e denunciare sia chi continua a perpetrare abusi, sia chi non esercita il suo fondamentale ruolo di controllo, affinché non si ripetano mai più in Italia casi vergognosi come quello di Green Hill”.
Green Hill, 5 anni dopo: le testimonianze di chi ha adottato i cani dell’allevamento