Harambe (nella foto), il gorilla ucciso con un colpo di fucile allo zoo di Cincinnati per mettere in salvo un bimbo di 4 anni caduto nella sua gabbia, era un maschio di gorilla adulto; vengono chiamati anche “Silver back” (schiena d’argento) a causa della colorazione del loro manto. Si tratta di un animale in via d’estinzione, così come conferma il WWF, a causa delle deforestazione selvaggia delle aree nelle quali vive (Africa equatoriale, nei pressi del Bacino del Congo) e a causa della caccia alla “carne di foresta”, ossia l’uccisione di animali selvatici per il consumo umano, cibo ricercato nei mercati clandestini di molti paesi: si tratta di una carne pagata a peso d’oro. I gorilla sono animali prevalentemente vegetariani che si nutrono, a volte, di piccoli insetti come le formiche.
Da dove arrivava Harambe?
Harambe arriva nello zoo di Cincinnati nel 2015, dopo essere stato per tutta la sua vita nel Gladys Porter Zoo, a Brownsville, in Texas. Ad occuparsi di lui quando era ancora un cucciolo è stato Jerry Stoner, 74 anni, (nella foto in basso con la sorella di Harambe in una foto postata sul suo profilo Facebook) direttore dello zoo texano, che lavora in questo ambito da 50 anni, e che al Daily Mail ha raccontato la sua reazione alla notizia dell’uccisione di Harambe: “Anche un uomo anziano come me può piangere, Harambe era un ragazzone speciale, era nel mio cuore, è come aver perso un membro della mia famiglia, l’ho cresciuto da quando era molto piccolo, insieme alla sorella, era un gorilla molto, molto intelligente”.
Perché il fucile e non i sedativi?
La prima domanda che è salita come un’onda dalla comunità colpita dalla notizia è stata: “Perché ucciderlo e non sedarlo per mettere in salvo il bambino?”. La direzione del Cincinnati Zoo ha risposto immediatamente online con un post su Facebook: “Abbiamo subito cercato di richiamare i gorilla per attirare la loro attenzione, le due femmine hanno risposto allontanandosi dalla gabbia, ma Harambe no. Non potevamo usare i sedativi perché spesso colpire un gorilla con una dardo del genere può causare una reazione violenta e questo non potevamo permetterlo, la vita del bambino era a rischio, le cose potevano degenerare”. La zona dedicata ai gorilla nello zoo statunitense è nata nel 1978: “Siamo felici di sapere – scrive ancora la direzione nel post – che il bambino sta bene, è un momento difficile per noi e siamo grati a chi in queste ore ci è vicino”.