“Nei momenti di scoraggiamento dovremmo pensare agli alberi e ai fiori che hanno tanta serenità, sanno attendere la loro ora per nascere, crescere, sbocciare e per dare frutti in abbondanza”. Lo scrittore Romano Battaglia nel suo romanzo Incanto del 2008 aveva già messo in luce un aspetto animale del nostro rapporto con le piante che possono diventare per noi un esempio e un’ispirazione. Forse anche da questa riflessione nasce l’idea che il verde possa curare e non solo in senso metaforico.
Andrea Mati, titolare del vivaioPiante MATI a Pistoia nato nel 1909, ne è convinto e ha fatto nascere il progetto dei “Giardini terapeutici“, ovvero spazi verdi studiati per rispondere ai bisogni fisici, psicologici e sociali delle persone che soffrono di alcune patologie o che vivono situazioni di dipendenze, deficit cognitivo, disabilità psichica o disturbi dell’umore.
I giardini terapeutici puntano sull’idea che il verde possa curare: che cosa significa praticamente?
Il giardino terapeutico non ha certo la pretesa di poter curare una patologia, ma vuole essere un valido aiuto alla medicina tradizionale nel contenerne le manifestazioni e alleviarne gli effetti. È un dato oramai acquisito dalla scienza che le piante siano in grado di migliorare il nostro stato di salute. In persone affette da particolari patologie, dall’Alzheimer alla depressione e dalla sindrome dello spettro autistico, ai disturbi alimentari, alle dipendenze, il contatto con la natura è in grado di aumentare la stimolazione sensoriale generando benessere diffuso e riducendo l’apporto farmacologico laddove faccia parte del percorso riabilitativo. L’uomo è un animale e, per quanto evoluto, il suo stato di salute psico-fisica non può che essere strettamente connesso con l’ambiente naturale.
Quali sono gli alberi e gli arbusti che utilizzate di più nella progettazione dei vostri giardini e che proprietà hanno?
Per i giardini terapeutici rivolti ai malati di Alzheimer non possono mancare le aromatiche in grado stimolare l’olfatto riportando alla memoria ricordi del passato o ancora le fioriture dai colori vivaci, come i gerani che molti di noi hanno avuto sul proprio balcone e dei quali ci siamo presi cura. Altra presenza certa sono le graminacee capaci di stimolare il tatto e ancora, laddove le dimensioni dello spazio lo consentano, alberature a foglia caduca che con il loro ciclo vegetativo possono riportare il senso della ciclicità del tempo. Le cose cambiano nei giardini per l’autismo, dove occorre dare vita a spazi chiusi con arbusti sempreverdi per trasmettere il senso di protezione che i pazienti ricercano. E ancora nei giardini per i disturbi alimentari spazio ad orti ed alberi da frutto, prendendosi cura dei quali il paziente potrà essere rieducato ad una corretta alimentazione.
Come è nata l’idea e che riscontro avete trovato nel nostro Paese?
Questa passione nasce da molti anni di lavoro a stretto contatto con persone portatrici di particolari patologie o in condizioni di svantaggio sociale, e dall’aver potuto valutare per esperienza diretta gli straordinari effetti benefici del verde su queste persone. La collaborazione con centri di ricerca e università ha permesso di acquisire nuove conoscenze e di capire che il mondo del verde e la medicina hanno molto di cui dialogare. Da qui l’idea di dare vita ad un nuovo progetto specializzato nello studio degli effetti terapeutici del verde. Questo nuovo settore aziendale è dedicato esclusivamente alla progettazione e realizzazione di giardini terapeutici, luoghi dagli effetti positivi nella cura di ansia e stress e capaci in alcuni casi di ridurre la somministrazione di farmaci.
In Italia l’attenzione per il verde terapeutico è aumentata negli ultimi anni, e la situazione vissuta con la pandemia ha ancora di più puntato i riflettori su questa realtà. Abbiamo pensato e curato la realizzazione di aree verdi terapeutiche in RSA italiane, in comunità di recupero, quali San Patrignano a Rimini e Incontro a Terni, seguito progetti di ricerca e ricreato giardini dimostrativi qui a Pistoia, ma la nostra speranza è che presto ogni ospedale o azienda abbia una propria area verde.
Che cosa ne pensate del tema della crisi ambientale in atto? Qual è, dal vostro punto di vista, una chiave interessante di arginamento dei danni?
L’emergenza ambientale in atto non può lasciare nessuno indifferente e tutti dobbiamo chiederci in che modo intervenire per limitare almeno i danni di questo generale comportamento scellerato e irrispettoso verso la natura. Ognuno di noi può e deve fare la propria parte modificando lo stile di vita e adottando comportamenti virtuosi, ma lo strumento più importante di cui disponiamo sono le piante.
Solo loro potranno permetterci di rispettare i limite di emissioni e di non superare la soglia massima di riscaldamento fissata dall’accordo di Parigi. Più verde dunque nelle nostre città, una scelta che potrà essere vincente non solo per l’ambiente ma anche per la nostra salute. Ricordiamoci sempre che una passeggiata nel verde riduce i livelli di stress, aumenta la risposta del nostro sistema immunitario e migliora le capacità mnemoniche e cognitive.
L’obiettivo deve essere quello di far capire ai più quanto le piante siano importanti, quanto non si possa fare a meno di loro e come la natura debba tornare ad essere protagonista; presa coscienza di questo, occorrerà poi investire nel verde per dare un nuovo aspetto alle nostre città e creare la società sostenibile di cui tanto si parla.
In apertura: la foto di un giardino studiato per i disturbi dello spettro autistico.