Non è la prima volta e non sarà, spiace saperlo, nemmeno l’ultima. In queste ore su molti giornali online sta comparendo la notizia delle parole folli espresse da alcuni “animalisti” che rimarcano come il conduttore Fabrizio Frizzi, scomparso pochi giorni fa, non meriti nessuna pietà né rispetto dato che per molti anni ha condotto e sostenuto le iniziative di Telethon, fondazione che, anche attraverso la ricerca sugli animali, si propone di combattere le malattie genetiche rare.
Su alcuni profili Facebook che abbiamo avuto modo di verificare facilmente, si sostiene che non si può avere pena per Frizzi. Questo è uno dei post che abbiamo trovato.
SCUSATE MA NON POSSO AVERE PENA PER CHI HA CONDOTTO TELETHON!! PROBABILMENTE NON CONOSCETE I STABULARI…..MI DISPIACE MA E UN MIO LIMITE….ESISTE IL KARMA
Un caso simile si verificò anche dopo la morte di Emanuele Morganti, 20 anni, ucciso di botte nei pressi di un locale ad Alatri, in provincia di Frosinone, poco meno di un anno fa ed amante della caccia e della pesca.
Di nuovo il nostro giornale, essendo uno dei principali punti di riferimento per l’informazione e la cultura vegana in Italia, non può che prendere una posizione netta e dissociarsi completamente da questo tipo di interpretazione della cultura antispecista e animalista.
È chiaro che esiste un problema molto evidente di ignoranza fra chi sostiene questa cultura che si basa, andrebbe ricordato, sul concetto di non-violenza e sull’empatia verso il prossimo (chiunque esso sia, animale o umano). Dichiarare che chi ha idee diverse dalle proprie in qualche modo venga “punito” per aver creduto in quella o un’altra causa che va a discapito anche degli animali, è da puri imbecilli e getta sulla scelta alimentare e di vita vegana, una luce grigia da setta satanica impenitente e fuori dal tempo.
Purtroppo il sistema dell’informazione punterà il dito su quelle 4 persone che hanno condiviso un concetto folle ma non farà nessun riferimento alla maggioranza silenziosa e normale che ha preso una decisione etica e politica non volendo più partecipare ad un certo sistema di produzione del cibo.
Quando personalmente leggo queste frasi o leggo commenti anche sulla nostra pagina Facebook in cui si augurano malattie e morte a cacciatori, pescatori, macellai e allevatori, il mio livello di sfiducia nel genere umano, ma in particolare verso la speranza che la cultura antispecista, animalista e vegana sana possa diventare sempre più comprensibile e “normale”, scende al di sotto del livello minimo. Come possiamo pensare di comunicare una cultura e una scelta così complesse e ricche di sfaccettature come quella 100% vegetale a chi quella porta ancora non l’ha nemmeno vista, se a fare da “ambasciatori” al grande pubblico attraverso anche i media (che cavalcano una stupida ricerca di visite) ci sono queste persone?
Come si può amare un animale diverso da noi se non riusciamo a capire che l’empatia e la compassione (nel senso di “sentire insieme”) non hanno un confine, ma sono per tutti, soprattutto per chi la pensa diversamente da sé? Non esistono punizioni date da una sorta di “spirito vegano e animalista universale” che scende sulla testa di qualcuno per punirlo dopo la condanna emessa da un tribunale morale invisibile e feroce.
Le giurie morali così come coloro i quali imbracciano la parola “coerenza” come un fucile con il quale colpire chi è “peggio di loro”, rallentano in modo incredibile e senza appello la trasmissione di informazioni e punti di vista pieni di buon senso, come quelli di chi ha scelto un’alimentazione e uno stile di vita vegan.
Chi è vegano, animalista o antispecista non è migliore degli altri. Partiamo da qui e smettiamola.