La promessa dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron era arrivata nel Dicembre 2020: la Francia non stava facendo abbastanza per dare conto delle promesse e degli impegni stilati durante Cop21 nel 2015, perciò una mossa strategica andava fatta. Inserire nella Costituzione francese, al primo articolo, anche la “garanzia” di un vero piano contro la crisi climatica. Ma il referendum è sfumato e con esso anche la possibilità di garantire che, politicamente, questa battaglia venga portata avanti.
Chi si è opposto?
È stato il primo ministro, Jean Castex, ad annunciare che l’iter si era bloccato. Il Senato, in quota ai conservatori, ha respinto – per la seconda volta – la formulazione del testo proposto dall’Assemblea nazionale e risultante dalle 149 proposte della Convenzione dei cittadini per il clima. L’uso del termine “garanzia” è stato il principale punto di rottura tra le due Camere. La dichiarazione di Castex giunge quindi a chiudere sei mesi di dibattiti parlamentari durante i quali la maggioranza presidenziale e la destra senatoriale hanno reciprocamente respinto la responsabilità di un possibile fallimento del referendum.
Secondo l’articolo 89 della Costituzione, l’adozione di un testo identico da parte delle due Camere è infatti indispensabile per accedere a questa consultazione popolare. Insomma, niente di fatto. Secondo il quotidiano Le Monde, a frenare il tutto è stata proprio la parola “garanzia”, a detta dei conservatori, troppo vincolante.