La Francia ha già pronti i buoni propositi per il 2020: addio stoviglie usa e getta di plastica. Nella nazione francofona, infatti, dal 2020 scatterà il divieto di produzione, vendita ed anche cessione gratuita delle stoviglie monouso di plastica. È risaputo, i cambiamenti non avvengono dall’oggi al domani e anche se gli ambientalisti avrebbero voluto che la disposizione fosse resa effettiva già dal 2017, si è ritenuto necessario garantire quattro anni di tempo ai produttori per realizzare le stoviglie monouso con materie organiche biodegradabili.
L’Italia, ad esempio, è uno dei principali produttori europei di stoviglie usa e getta in plastica: ne vengono vendute circa 115.000 tonnellate all’anno,
Il decreto, entrato in vigore nell’agosto 2016, ha avuto un percorso molto lungo e fa parte dell’operazione attuata dal Ministero dell’Ambiente francese sulla “Transizione energetica e la crescita verde”, un’insieme di normative e iniziative volte a rendere la vita quotidiana ecosostenibile. Il disegno di legge è composto da 66 articoli che puntano, fra l’altro, ad attestare la quota di energia nucleare al 50% nella produzione di elettricità entro il 2025, ridurre il consumo finale di energia del 50% entro il 2050 rispetto al 2012 e diminuire del 50% il volume dei rifiuti da discarica entro il 2050. Inoltre, il progetto si propone di aumentare la quota di energie rinnovabili al 32% del consumo finale lordo di energia nel 2020 e 32% nel 2030, ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 40% tra il 1990 e il 2030 e del 75% al 2050 e diminuire il consumo di combustibili fossili del 30% nel 2030 rispetto al 2012.
Per produrre 1 chilo di plastica si utilizzano 4 chili di petrolio
In questo senso, eliminare le posate di plastica è un grande passo per l’ambiente ma ovviamente le lamentele non hanno tardato ad arrivare. La disposizione è stata però ritenuta antisociale dal Ministro dell’Ambiente Ségolène Royal che focalizza la sua opposizione sull’eventuale aumento dei prezzi dovuto all’utilizzo di materiali naturali per produrre le stoviglie biodegradabili. “Le stoviglie di plastica sono spesso utilizzate dalle famiglie più povere – sostiene la Royal – e sono anche utili nelle occasioni di socialità oltre ad essere usate nelle prigioni, negli ospedali e in altre mense pubbliche”. E forse è di questo che si tratta: guadagnare con la creazione di “sogni” più che con il prodotto in sé. In questo caso il sogno è dato dal non essere schiavi di piatti e bicchieri sporchi da pulire ma poter semplicemente aprire un sacchetto (anche esso di plastica) e buttare via tutte le stoviglie e con esse le nostre preoccupazioni, chiudere il sacchetto e scegliere di non vedere quello che comporterà tale scelta.
La plastica usa è getta è una contraddizione: questo materiale è fatto per durare nel tempo
Insomma una libertà e una leggerezza fallace, con cui stiamo già facendo i conti: il 54% del materiale plastico rinvenuto nei mari, infatti, è di origine casalinga, quindi cambiare le nostre abitudini è un passaggio obbligato e la Francia lo ha capito. Non bisogna dimenticare, infatti, quello che è richiesto a monte per realizzare le stoviglie di plastica: secondo i dati del Wuppertal Institute per produrre 1 kg di plastica si consumano 4 litri di petrolio (1 litro come materia prima e 3 come fonte energetica), 200 litri di acqua, e si producono 5 kg di gas serra e altre scorie tossiche. Una rapida riflessione ci porta a capire anche che la plastica è un materiale nato per durare nel tempo e non per essere impiegato come usa e getta.