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FAO: “Meno carne per salvare il pianeta”, ecco i propositi del nuovo anno – VIDEO

“Abbiamo bisogno di pensare alle priorità” e se lo dice la FAO, ossia l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, allora è meglio crederci. In un nuovo video lanciato poco prima della fine del 2016, la FAO ha cercato di spiegare con una semplice infografica tratta da National Geographic, quali sono gli obiettivi per il nuovo anno, un anno che ci avvicina sempre di più alla soglia del 2050. anno in cui la popolazione mondiale sarà cresciuta ormai del 35%.

Che cosa dice la FAO sul tema della carne?

La cosa interessante è che il tema del consumo di carne e della relazione fra le risorse impiegate per l’allevamento intensivo e il reale risultato in termini di calorie generate nel cibo, ossia quello che viene definito, “tasso di conversione”, è al centro della riflessione dell’Onu e non è cosa da poco. Ecco, quindi, i dati proposti nel video (traduzione delle infografiche a cura di Vegolosi.it)

1- Il 38 % delle terre emerse e non ghiacciate sul nostro pianeta, viene utilizzato per agricoltura e allevamento. Esse infatti sono le attività umane che richiedono il maggiore sforzo in assoluto nonché che coinvolgono il maggior numero di persone.

 2- Solamente il 55% delle calorie derivate dai raccolti vengono utilizzate per alimentare direttamente gli esseri umani, mentre il 36% va a finire nei mangimi per gli animali d’allevamento, e il 9% nel biodisel e nell’industria. Viene stimato però che il 25% delle calorie prodotte viene comunque perso o sprecato.


3 –  Entro il 2050 la popolazione mondiale aumenterà circa del 35 % ma per alimentarla sarebbe necessario, seguendo il modello alimentare attuale, il raddoppio la produzione agricola e dell’allevamenti. Non abbiamo necessariamente bisogno di più campi coltivati, sostiene la FAO, ma abbiamo bisogno di “pensare alle priorità”.

4 – Il miglioramento delle condizioni economiche di una parte di mondo, sta guidando la domanda di una sempre maggiore produzione di carne ma si tratta di un mercato povero di calorie di valore, ossia la quantità di cibo e acqua necessarie per allevare gli animali non forniscono poi calorie sufficienti in rapporto alle risorse utilizzate.
Il nostro bisogno di cibo, infatti, ci pone una delle necessità più dannose per il nostro pianeta. Agricoltura ed allevamento producono infatti più emissioni di gas serra di tutte le forme di trasporto conosciute. La richiesta di nuovi terreni per le colture sta accelerando, inoltre, la scomparsa della biodiversità.

Cosa possiamo fare?

Le soluzioni non sono a portata di mano e anche la FAO spiega chiaramente che il movimento verso il “miglioramento”è complesso ma certamente non impossibile, anzi. Le prime mosse, come era immaginabile, sono quelle relative ai nostri comportamenti quotidiani, alle nostre abitudini e, in secondo luogo, sono azioni politiche, forti.

Insomma, risulta sempre più evidente che, al di là delle terminologie, la scelta alimentare a base vegetale non è certamente un “capriccio” o una “moda”, ma una mossa necessaria, politica, di quella politica vera legata alle azioni di tutti noi, una politica fatta di riflessioni e di buon senso, di analisi di quello che stiamo comprando e di decisioni che fanno del consumatore il vero e solo motore di alcuni dei più importati passi verso un mondo che deve essere salvato da se stesso.