Expo è finito e “gli amici se ne vanno, che inutile serata” cantava il Califfo. Non siamo né contenti né tristi, ma un bel po’ delusi, quello si. Quando partì il progetto Expo, lavoravo in un quotidiano occupandomi della così detta “cronaca bianca”, vicende legate alle amministrazioni comunali e amenità simili, per capirci. Ricordo l’ex sindaco Letizia Moratti e i suoi continui viaggi a Parigi, le conferenze stampa per raccontare “le vie d’acqua”, il raggio verde ciclabile che avrebbe collegato il Castello Sforzesco con il sito Expo e tantissime parole legate al tema “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”. Era un tema bellissimo e, anche se allora non sapevo che da lì a qualche anno avrei fondato Vegolosi.it, trovavo quella occasione importante e anche “furba”: il cibo era (ed è) uno dei pochi trend che non deludevano, la sostenibilità era sulla bocca di tutti.
Si sono avvicendati, come era ovvio, una serie di scandali: tangenti, soldi che sparivano, appalti che non tornavano, i lavori che parevano non iniziare mai, fino a quando la notte del 30 aprile 2015 c’erano ancora operai al lavoro e il sito Expo apriva il giorno dopo. Mmm… forse c’erano stati dei problemi. C’erano stati, con molta probabilità, perché qui nella redazione di Vegolosi.it arrivò la notizia che McDonald’s (il fast food per antonomasia, il marchio meno amato da tutti coloro che abbiano a cuore il tema “Nutrire il Pianeta) era sponsor ufficiale di Expo: Carlin Petrini annuncia “un’aritmia” causata dalla bomba scagliata sulla sostenibilità, Giuseppe Sala allarga le braccia e il pagliaccione (horror) targato Usa si affianca alla chiocciola placida e determinata di Slowfood. Nel frattempo in coda arriva anche Coca Cola che dice di aver partecipato economicamente ad Expo e dall’altra c’è sempre il patron di Expo, Sala, che nega tutto alle telecamere di Report. Nessuno nega che due simili colossi dovessero essere presenti alla manifestazione più importante del mondo sul tema del cibo (almeno quello lo si sperava, ma i dati finali non sembrano sostenere le tesi) la cosa un po’ disturbante era che apparecchiassero la tavola (il ristorante McDonald’s, a Rho, ha servito 1,2 milioni pasti in sei mesi, parliamo di circa 650 panini, patatine e bibite al dì). Poi arrivarono gli insetti fritti, i burger di zebra, quelli di coccodrillo e persino di dromedario, accanto ai liquori al serpente e ad altre mille manifestazioni della “febbre da carne strana”. Si, ci sono state anche installazioni con foreste, tante idee per l’uso migliore dell’acqua, luci, colori, feste, concerti e bellissimi padiglioni.
Ora, Expo è stata una grande manifestazione, su questo non ci sono dubbi e non ci sono dubbi nemmeno sul fatto che nessuno pretendeva un cluster vegan (e chi ce li metteva i soldi?), e la presenza dello chef Leeman come ambassador è stata di certo positiva, ma dove sono le risposte a quelle domande? Come è possibile ignorare temi come i tassi di conversione dell’industria della carne, dell’impatto ambientale, umano e sociale della produzione seriale di un alimento che costa migliaia di litri d’acqua per pochi grammi di proteine, come non fare riferimento a dati che non diamo noi “vegardi” (così ogni tanto ci chiamano, no?) ma la FAO o l’Oms? Non se ne poteva fare un discorso etico in una esposizione universale (o forse si?), ma ambientale ed economico si. Molti ci scrivono e ci hanno scritto in redazione: “Ma cosa vi aspettavate da Expo? Cosa vi aspettavate da un grande luna park sponsorizzato dalle multinazionali? Non ci vado, boicotto”: io, invece, sono sempre un po’ ingenua, lo ammetto, e mi aspettavo di più. Molto di più.
Federica Giordani
Direttore di Vegolosi.it