Come ogni anno l’Istituto Eurispes presenta i dati che si propongono di fotografare l’andamento del nostro paese attraverso le risposte di un campione della popolazione italiana, sempre presente un focus sull’alimentazione vegetariana e vegana ma anche una risposta su come la popolazione onnivora percepisce questa scelta.
Meno vegani, ma…
Rispetto allo scorso anno i dati mostrano una diminuzione non da poco delle persone che si definiscono vegane: nel rapporto rappresentano l’ 1,3% e diminuiscono rispetto agli ultimi due anni (-1,1% rispetto al 2021 e -0,9% rispetto al 2020) ma risultano in aumento rispetto al primo anno considerato, il 2014, in cui la loro presenza rappresentava soltanto lo 0,6%. Insomma un aumento in termini assoluti ma un piccolo tonfo nell’ultimo anno.
Il picco di persone vegane in Italia secondo Eurispes venne raggiunto nel 2017 con il 3% della popolazione. Tra i giovani la scelta vegana è più diffusa (il 4,8% di chi ha tra 18 e 24 anni), al polo opposto di trovano gli over64 (0,2%). E fra uomini e donne chi è che ha abbandonato di più la scelta vegan? Gli uomini, l’1,7% degli contro lo 0,9% delle donne.
Calano ma di poco i vegetariani
Dal 2014 ad oggi la scelta di essere vegetariani ha subìto nel nostro Paese un andamento altalenante, facendo registrare il
suo picco massimo nel 2016 con il 7% delle adesioni e il suo minimo nel 2017 con una percentuale pari al 4,6. Oggi, i
vegetariani rappresentano il 5,4% della popolazione (in calo rispetto allo scorso anno dello 0,4%) e si attestano leggermente
al di sotto della media dei 9 anni presi in esame, dal 2014 al 2022 (5,9%). C’è anche un altro “settore” da considerare: coloro che affermano di essere stati vegetariani ma di non esserlo più: un 9,7% di persone, pur non essendolo più, vantano un passato da vegetariani.
Cosa ne pensano gli onnivori di vegani e vegetariani?
“Ammirazione” e “rispetto” sono le due risposte prevalenti in Italia in merito al giudizio su vegetariani e vegani da parte di chi non lo è. A coloro che hanno dichiarato di non essere vegetariani, è stato infatti chiesto di esprimere la propria opinione nei riguardi di questo tipo di alimentazione: l’80,7% la ritiene una scelta personale da rispettare; il 42,1% afferma che si tratta di una scelta ammirevole in grado di tutelare ambiente e animali; il 36,7% pensa che si tratti di una scelta che si accompagna spesso a fenomeni legati a fanatismo e intolleranza; il 35,5% che sia soprattutto una moda ‒ dunque una scelta passeggera e non definitiva ‒; il 26,3% dichiara di temere di non riuscire a mettere in pratica questo tipo di alimentazione anche se vorrebbe adottarla e il 25,5% che si tratta di una scelta pericolosa che potrebbe arrecare danni alla salute.
Considerazioni
Le statistiche hanno il merito di darci un quadro d’insieme ma non riescono, inevitabilmente, a fotografare esattamente la situazione. Quello che va considerato, al di là della ovvia constatazione che vegetariani e vegani rappresentino una minoranza nel nostro paese – ma anche nel resto del mondo – è che molte sono le persone che mangiano prevalentemente vegetale pur non dichiarandosi o sentendosi “vegani” o “vegetariani”. Questo aspetto è da non sottovalutare ed è legato al presente stigma sociale legato alle definizioni stesse che spesso portano le persone a modificare anche in modo consistente le proprie abitudini ma senza che questo determini una sorta di “ingresso” in una categoria specifica. Il numero delle persone che hanno preso consapevolezza dei benefici per gli animali, per l’ambiente e per la salute umana di una dieta “plant based” sono sempre di più e questa è una constatazione che può essere fatta guardando alla maggior offerta di prodotti dedicati a questa scelta alimentare da parte delle aziende e della ristorazione. Anche la ricerca scientifica sulla sostenibilità alimentare si muove sempre di più verso le alternative vegetali e questo è un elemento incoraggiante, al di là delle definizioni.