Elio e le Storie Tese si separano e festeggiano con il “Licantropo vegano” – Video
Vegolosi.it
Mangia gente di seitan e corre dall’ortolano di notte per non farsi scoprire, il licantropo vegano di Elio e le Storie Tese, l’ultimo loro singolo, saluta la chiusura della carriera trentennale della band più irridente e naïf della storia della musica italiana. Elio, Rocco Tanica, Faso, Cesareo, Mangoni, Mayer, Aguzzi, (con il ricordo di Feiez, polistrumentista della band scomparso nel 1998), hanno deciso di interrompere la loro passeggiata musicale nei “boschetti della fantasia” di centinaia di migliaia di fan che li saluteranno al loro ultimo concerto il 19 dicembre a Milano (terra padana celebrata, difesa e amatissima dalla band).
L’ultimo singolo, “Licantropo vegano” (che pare, dai commenti, non stia proprio facendo impazzire i fan) è una parodia della canzone “All summer Long” di Kid Rock e narra le vicende di un licantropo che “ha fatto una scelta alimentare coraggiosa” contravvenendo alla sua immagine di bestiaccia azzannatrice di giovani donzelle. A metà fra la celebrazione dell’immagine millennials dei trentenni milanesi a caccia di nuove mode e un po’ presa in giro del tormentone legato alla scelta vegana, il singolo chiude con un messaggio abbastanza chiaro “Non andate in sbatta”, come a dire che ci sono decisamente cose più importanti che prendersela continuamente con i vegani: il trend della sassaiola sulle persone che hanno scelto un’alimentazione a base vegetale, diciamolo, ha già un po’ fatto il suo tempo, così come la band di Elio, a quanto dicono loro stessi. “Bisogna avere l’intelligenza di capire se si è dentro al tempo o fuori del tempo, adesso è il momento dei rapper, degli youtubers, è importante dire basta” spiega Elio nell’intervista alle Iene.
Traspare un po’ di amarezza fra i componenti della band, forse disaffezione, o solo un po’ di stanchezza, sta di fatto che aumentano sempre più i “licantropi vegani”, e speriamo che oltre a mangiare la gente fatta di seitan, si allontanino dalle polemiche e dalle contrapposizioni, lasciando spazio all’intelligenza e al silenzio, che ogni tanto non fa affatto male.