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Eco-ansia: la paura del cambiamento climatico e come gestirla

Se di fronte alle ultime notizie legate a un disastro ambientale avete accusato un senso di affanno, di depressione e spaesamento, probabilmente state percependo quella che in ambito psicologico viene definita eco-ansia o ansia climatica. Considerare infatti che i cambiamenti climatici abbiano un effetto tragico solo sugli ecosistemi e sulle dinamiche politico-sociali non è esaustivo perché non tiene conto di come i fenomeni cui stiamo assistendo abbiano anche un impatto “invisibile” molto forte: quello sulla salute mentale

Cosa significa eco-ansia e come si manifesta

L’eco-ansia si considera il risultato di una fitta rete di implicazioni dirette e indirette della crisi climatica ed è un disturbo definito dalla psicologia come “una paura cronica della rovina ambientale“. Nonostante non sia ancora inserito nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5), il manuale di riferimento per le patologie della psiche, è attualmente ritenuto un aggravante in grado di peggiorare disturbi già esistenti come ansia e depressione; inoltre, secondo l’American Psychological Association, sarà uno dei più frequenti disturbi mentali dei prossimi anni. 

L’eco-ansia ha due dimensioni principali una legata al timore che accadano nuovi disastri ambientali – al quale si aggiunge l’ansia di dovervi sopravvivere – e l’altra alle condizioni socio-ambientali del nostro pianeta. I sintomi principali di questa patologia sono l’ansia, il pensiero ossessivo, l’insonnia e gli attacchi di panico e ad amplificare queste condizioni giocano un ruolo fondamentale altri due fattori: la percezione di essere da soli a lottare, complice la mancanza di azioni politiche concrete, che comporta una sensazione di impotenza e rassegnazione, e l’essere intrappolati in una paura che si autoalimenta, considerando che appena fuori di casa si è sommersi da montagne di rifiuti, fenomeni climatici violenti e tabelloni pubblicitari intrisi di greenwashing

Chi colpisce l’eco-ansia e perché

Secondo un’indagine pubblicata lo scorso dicembre da The Lancet. Planetary Health, tre quarti degli intervistati tra 10mila giovani di età compresa tra 16 e 25 anni di dieci Paesi del nord e del sud del mondo, considerano il futuro spaventoso e il 50% di loro si dichiara triste, ansioso, arrabbiato, impotente, persino colpevole della crisi climatica.
I più colpiti da questo disturbo dunque sono e saranno soprattutto i giovani, quelli nati più o meno tra i primi degli anni ‘90 e il 2010, tra i quali ci sono anche coloro che, per fascia d’età, partecipano già ai Fridays For Future, proprio perché si tratta di individui ancora non perfettamente maturi e privi di strumenti con i quali difendersi. Questi infatti si trovano in una fase cruciale del loro sviluppo fisico e psicologico, quella dell’adolescenza che è il periodo di maggiore vulnerabilità, e gli effetti dello stress e dell’ansia rischiano di favorire lo sviluppo di sindromi depressive.   

Come contrastare l’eco-ansia 

Sebbene dunque l’eco-ansia sia legata a dei fenomeni inarrestabili e irreversibili, esistono comunque delle pratiche che ognuno di noi può mettere in atto nel quotidiano per ridurne gli effetti negativi: