È arrivato oggi, 29 luglio, con ben un mese di anticipo rispetto al 22 agosto dell’anno scorso, il giorno in cui abbiamo ufficialmente esaurito le risorse rinnovabili che il nostro pianeta Terra è in grado di generare e che avrebbero dovuto bastarci per tutto il 2021. Ad annunciarlo sono i calcoli del Global Footprint Network (Gfn) – organizzazione internazionale che monitora l’impronta ecologica dell’uomo – che ogni anno annuncia questa triste data che varia a seconda della rapidità con cui le risorse della Terra, di anno in anno, vengono sfruttate dagli esseri umani.
Il nome di questa inquietante scadenza è “Overshoot Day”, letteralmente “Giorno di sovraccarico della Terra” e di conseguenza, da oggi, andiamo in deficit di risorse e in debito con il Pianeta. Ogni anno questa data sembra incombere con anticipo, prospettando un futuro sempre più complesso per l’umanità.
Secondo il Gfn, attualmente, stiamo consumando l’equivalente di 1,6 Pianeti all’anno, cifra destinata a salire a due Pianeti entro il 2030, se non cambiano le attuali tendenze. A partire dagli anni Settanta, la popolazione mondiale ha iniziato a consumare di più rispetto alle risorse naturali rese disponibili dalla Terra. Da allora, il giorno di superamento del limite, sia per la crescita della popolazione mondiale che per l’aumento dei consumi in tutto il mondo, arriva sempre con maggiore anticipo.
If all people lived like residents of #Italy, #EarthOvershootDay would land on May 13. Learn more about trends for Italy at https://t.co/zQXLVu0Axo#MoveTheDate pic.twitter.com/MamKGqJikj — Footprint Network (@EndOvershoot) May 13, 2021
Questo, a livello globale, perché l’Earth Overshoot Day cambia poi da Paese e Paese: in Italia quest’anno, per esempio, lo abbiamo raggiunto il 13 maggio scorso. In Qatar, il primo Paese al mondo a tagliare il triste traguardo, addirittura il 9 febbraio, in Canada e negli Stati Uniti il 14 marzo.
Come si calcola
A spiegarlo è il sito del Global Footprint Network attraverso una stima di fattori e report provenienti da diverse agenzie internazionali del settore. Sempre sul sito dell’organizzazione è possibile calcolare, attraverso un rapido test, la propria personale impronta ecologica, per fare un primo passo verso uno stile di vita più sostenibile per l’ambiente.
Il calcolo della data avviene attraverso il confronto tra le esigenze dell’umanità, in termini di emissioni di CO2, terre coltivale, sfruttamento degli stock ittici e utilizzo delle foreste per il legname, con la capacità che ha la Terra di rigenerare queste risorse e di assorbire il carbonio emesso. Un deficit ecologico, infatti, si verifica quando l’ impronta ecologica di una popolazione supera la biocapacità dell’area a disposizione di quella popolazione.
“Il problema principale è che, nonostante l’evidente deficit ambientale, non stiamo prendendo misure per imboccare la giusta direzione”, ha commentato Mathis Wackernagel, presidente del Gfn. “Il problema è anche psicologico, quello che è ovvio per il 98% dei bambini è considerato un rischio minore che non merita la nostra attenzione dai pianificatori economici”.
2020 vs 2021: un mese di anticipo, perché?
Nel 2020 le misure di blocco dovute dalla pandemia, in tutto il mondo, hanno rallentato l’attività umana posticipando la data dell’Earth Overshoot Day – secondo i calcoli di Global Foot Network – al punto in cui si trovava circa 15 anni fa. Quella del 2020 è stata, tuttavia, un’eccezione subito smentita quest’anno in una corsa all’indietro nei mesi, anno dopo anno, che prosegue indisturbata dagli anni Settanta.
Che l’impronta ecologica globale si fosse ridotta durante l’anno scorso non poteva essere comunque considerata una buona notizia dal momento che è avvenuta al costo tremendo di una tragedia globale che ha colpito milioni di vite umane. “Il Covid-19 ci ha insegnato una lezione essenziale. Nonostante tutti i suoi progressi tecnologici, l’umanità non è immune agli impatti dell’uso eccessivo degli ecosistemi naturali, del danneggiamento della fauna selvatica e della compromissione della biosfera. Non siamo separati dalla natura: non possiamo essere sani su un pianeta malsano. Né siamo separati gli uni dagli altri. Siamo un solo sistema biologico su un’unica Terra”, scrive il Global Foot Print Network sul suo sito web.
“Crediamo che un mondo sostenibile si raggiunga solo quando gli esseri umani e la biodiversità prosperano all’interno delle risorse ecologiche offerte dal pianeta Terra, nostra unica casa e contesto inevitabile”, prosegue Global Foot Print Network. “Il benessere e la sua compatibilità con la Terra sono due variabili che possono essere misurate e tracciate. Il quadro critico che forniscono delinea la soglia minima, al di sotto della quale l’umanità continua solo a compromettere la capacità rigenerativa del pianeta verso un esito disastroso”.
100 giorni al COP26 = 100 giorni per non fallire
Tra esattamente cento giorni si terrà COP26, ovvero la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, quest’anno alla sue 26esima edizione, ospitata dal Regno Unito. Il meeting si terrà a Glasgow tra il 31 ottobre e il 12 novembre e riunirà più di 30mila delegati, tra cui capi di stato, esperti di clima e attivisti per concordare un piano d’azione coordinato nella lotta al cambiamento climatico.
Sulla scia di questi cento giorni che ci separano dal summit, il Global Footprint Network insieme all’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA) della Scozia e a Scheider Electric, hanno lanciato, a partire da oggi, la campagna “100 Giorni di Possibilità” che ha l’obiettivo di presentare delle soluzioni già attuabili da ogni nazione, città e singola azienda per correre ai ripari dalle conseguenze dell’overshoot e portare l’impronta ecologica dell’umanità in equilibrio con le risorse biologiche che gli ecosistemi naturali del nostro pianeta possono rigenerare in modo sostenibile.
Quest’anno i Governi di tutto il mondo si riuniranno ai vertici delle Nazioni Unite per discutere della conservazione della biodiversità, dei cambiamenti climatici delle desertificazione. Gli accordi globali sostengono con forza il progresso dell’umanità verso un futuro sostenibile”, continua il Global Footprint Network. “Non possiamo permetterci di aspettare prima di agire. Tutti noi siamo chiamati a scrollarci di dosso lo status quo, lasciando volare la nostra immaginazione, abbracciando le possibilità e sostenendo l’innovazione in tutte le forme. In definitiva: serve una costellazione di azioni a sostegno del benessere e della sopravvivenza del nostro pianeta Terra”.