Tutti sanno chi è Dylan Dog, ma forse non tutti conoscono il suo spirito animalista e la sua scelta vegetariana. Uno dei personaggi dei fumetti più amati di sempre è anche da sempre un vegetariano convinto. La sua storia nasce dai disegni di Tiziano Sclavi anche lui vegetariano e animalista, che creò il personaggio di Dylan Dog a sua immagine e somiglianza, tranne che per le fattezze, realizzate da Claudio Villa e ispirate al viso di Rupert Everett.
Dylan veste sempre una camicia rossa (a volte bianca), giacca nera, jeans e non porta mai né cappotto, né ombrello perché “gli rovinerebbe il look” e l’ombrello è “un’invenzione inutile specialmente quando non piove”. Abita al numero 7 di Craven Road, nella gotica Londra e fa l’investigatore. Ma è a tavola che uno dei tratti caratteristici del tenebroso Dylan emergono con forza: l’investigatore che si è fatto le ossa a Scotland Yard, non mangia carne e non lo fa solo per motivi etici dato che la sua salute non lo preoccupa particolarmente. E’ con una pizza che il buon Dylan cerca di irretire (se mai davvero ce ne fosse il bisogno) le sue dame (una ad ogni episodio).
Sono gli animali e il rapporto così stretto con loro a determinare la scelta dell’investigatore dell’incubo che combatte nelle sue avventure non tanto dei mostri, quando le mostruosità della nostra società, come la vivisezione. Ecco cosa dice Dog, in un episodio della saga in un dialogo con il prof.Clive Hornell: “E chi vi dice che gli umani valgano di più? Personalmente, Hornell, se avessi una malattia mortale e voi mi diceste che potrei salvarmi grazie a una squadra di macellai che fa a pezzi un cane… io rifiuterei! Ma sapete bene che non potreste dirmelo! Sapete bene che migliaia di animali, fin dall’inizio del secolo, sono stati massacrati per lo studio delle malattie incurabili… senza alcun risultato!”
In più numeri del fumetto compaiono anche due personaggi a quattro zampe: lo scodinzolante Botolo e l’enigmatico felino Cagliostro: un cane ed un gatto che hanno un ruolo spesso determinante nelle sue vicende personali e nelle sue avventure più disparate.
La vivisezione viene raccontata tramite l’immedesimazione, e la forza di questa storia sta proprio nel fatto che il lettore è obbligato a calarsi nei panni dell’animale da laboratorio, instaurando così nella mente di chi legge l’idea che l’animale non è nato per i nostri interessi, ma è un essere capace di provare dolore fisico, angoscia e paura.
Anche nel libro Dylan Dog, l’amico degli animali
Se volete provare a conquistare anche voi una “preda” con il “metodo pizza” di Dylan Dog potete provare questa pizza con tofu e trevisana