Era già successo con i cambiamenti climatici, ora è la volta degli abusi sugli animali: migliaia di documenti spariti dal sito web del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) per ordine dell’amministrazione Trump.
Report e accertamenti condotti negli anni sulle aziende americane che utilizzano animali per vari scopi (ricerca scientifica o intrattenimento) e che hanno messo in luce come, in molti di questi casi, la legge che regola le attività e stabilisce i limiti per la tutela del benessere animale nei laboratori, circhi, zoo (Animal Welfare Act) non sono più consultabili online.
Immediate le proteste di giornalisti e animalisti indignati poiché il rischio che questi episodi di violenza a danno degli animali – senza una documentazione che attesti dei precedenti – diventino più difficili da denunciare o passino sotto silenzio è molto alto. Per questioni di tutela della privacy (questa la motivazione addotta dall’APHIS – Animal and Plant Health Inspection Service -, l’agenzia dell’USDA che cura le ispezioni) questi documenti saranno consultabili solo su richiesta con attese che a volte possono durare mesi.
Tra i casi più famosi che erano stati denunciati, quello dello storico circo Ringling Bros and Barnum & Bailey, il più famoso d’America fondato a metà ‘800. Dopo un’inchiesta scandalo pubblicata della rivista Mother Jones sul trattamento vergognoso riservato agli elefanti – e il conseguente clamore suscitato in tutto il Paese con echi di proteste provenienti da tutta America – ha chiuso i battenti dopo 146 anni di attività.
Nel 2011, la Feld Entertainment (l’azienda che per 50 anni ha gestito il circo) aveva accettato di pagare una multa di 270mila dollari (circa 253mila euro) al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti per presunte violazioni della Animal Welfare Act senza ammettere mai gli illeciti commessi e additando il fallimento del circo ai troppo elevati costi di gestione.
Serena Porchera
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