Libertà sì, ma vigilata. Otto delfini dell’Acquario Nazionale di Baltimora, verranno spostati in un’area nell’oceano Atlantico controllata, delimitata e visitabile, in nome di una libertà mozzata che sa di beffa.
Martedì 14 giugno John Racanelli, l’amministratore delegato dell’Acquario Nazionale di Baltimora – una delle grandi attrazioni del Maryland, con oltre 1 milione e 300mila visitatori all’anno – ha annunciato ufficialmente il piano per mandare i delfini gestiti da anni (si tratta di otto delfini tursiopi, sei femmine e due maschi) in un rifugio nell’oceano entro il 2020. “Sappiamo di più sui delfini e sul loro benessere, e pensiamo anche che il nostro acquario sia in prima linea nell’usare queste conoscenze per implementare rivoluzioni positive” ha dichiarato Racanelli. Come riporta il Baltimore Sun, l’acquario sta valutando alcune coste tra la Florida e i Caraibi: sarà infatti necessaria un’area dal clima tropicale tutto l’anno.
La soddisfazione delle associazioni
Emily Hovermale, direttrice della Humane Society in Maryland, si dice entusiasta: “Siamo molto contenti di questa notizia, abbiamo lavorato molto con loro per ottenere questo risultato. E’ un buon passo in avanti”. Dello stesso avviso anche Heather Rally, una veterinaria della PETA: “Ho seguito da vicino gli studi fatti dall’acquario e sono contenta dei risultati”.
E’ vera libertà?
I delfini – come racconta la Rally – sono animali estremamente intelligenti che necessitano di costituire gruppi sociali (come gli umani), che amano percorrere tante miglia al giorno e che percepiscono un profondo disagio se strappati dal loro habitat naturale (in piccoli acquari possono sviluppare l’ulcera o attivare comportamenti autolesivi sino al suicidio). Anche se l’iniziativa portata avanti dall’acquario rappresenta sicuramente uno step nella direzione giusta (pur raggiunto solo dopo innumerevoli proteste, come quella che lo scorso maggio ha portato decine di persone a circondare l’acquario per la giornata internazionale di Empty the Tanks -“Acquari liberi”), stupisce la soddisfazione unanime delle associazioni perché – comunque si ponga la questione – di vera libertà non si può parlare. Certo, grazie a questo rifugio protetto i delfini potranno sentire le correnti oceaniche e interagire acusticamente con gli altri simili, ma perché allora non lasciar loro la libertà di scorrazzare a piacimento nell’oceano? Replicare un ambiente naturale non è natura, ma serve per fare business.
Yuri Benaglio