Prima i produttori di carne UE che si scagliano contro i “salumi” vegani. Poi ecco il Ministro delle Politiche Agricole tedesco, deciso a vietare alle aziende l’impiego di nomi che richiamino quelli di prodotti animali sulle confezioni di prodotti vegetali. Ora è la volta degli Stati Uniti, dove la senatrice per il Wisconsin Tammy Baldwin ha recentemente emanato il Diary Pride Act, un disegno di legge progettato per proteggere l’industria lattiero-casearia dalla concorrenza dei prodotti a base vegetale.
“Difendiamo i produttori di latte”
“L’inganno dei prodotti a base vegetale spacciati per “latte” colpisce i nostri produttori” si legge sul profilo Twitter della senatrice. Ed ecco quindi un disegno di legge che vorrebbe impedire che i prodotti vegetali alternativi a quelli caseari possano continuare a essere chiamati “latte”, “yogurt” o “formaggio”. Inutile dire che, anche in questo caso, si millanta un possibile inganno ai danni dei consumatori, i quali potrebbero essere tratti in errore e acquistare questi prodotti sulla base dei nomi riportati sulle confezioni. “I prodotti di imitazione hanno ottenuto il via sfruttando il buon nome dei prodotti lattiero-caseari a proprio vantaggio” afferma la senatrice.
Eppure il dubbio che dietro a questo disegno legge ci siano ben altre motivazioni sorge spontaneo: secondo le ricerche di mercato della società Nielsen (nell’immagine qui sopra alcune tabelle tratte dalla ricerca) negli USA la vendita di latte di mandorla è aumentata del 250% in cinque anni, mentre i dati dimostrano che gli americani bevono il 37% in meno di latte oggi rispetto al 1970. Un tentativo, quindi, di delegittimare un mercato che sta mandando in crisi una buona fetta dell’economia statunitense, affiancato anche da campagne per promuovere i benefici per la salute dei prodotti lattiero-caseari.