Ci sono dei grossi meno davanti alle cifre riportate dagli analisti del mercato globale alimentare Gira sul settore della carne e non sorprendono. Quello a cui stiamo assistendo è una globale contrazione dei consumi dovuta a fattori diversi che sembrano essere stati accelerati dalla pandemia globale. Ironia della sorte è proprio il mercato globale della carne – come viene spiegato nel libro “La connessione“- ad essere una delle principali cause indirette di questo virus.
Cosa succede alla carne
Secondo Rupert Claxton, direttore del settore analisi di Gira riferito al settore delle carni, il 2021 sarà un anno che, dal punto di vista economico, sul settore apparirà come un secondo 2008, quando la crisi globale finanziaria polverizzò miliardi e miliardi di dollari facendo diventare la recessione una realtà in moltissimi settori. Il dato più significativo è quello legato alla contrazione del mercato della ristorazione. Negli Stati Uniti, per esempio, il 2020 ha fatto registrare un – 27% e, secondo le previsioni di Gira, il 2021 segnerà un ulteriore -10%. Questi cali hanno impattato in modo determinante sui settori della carne di manzo, maiale e pollo. La stessa cosa è accaduta in Europa con un dato ancora più negativo: – 33% nel 2020 con un ulteriore – – 14% nel 2021.
“Il mercato si è fortemente ridotto come risultato della pandemia“. È stata proprio la crisi della ristorazione, per prima, a mettere in forse il mercato della carne, spiega Claxton, e a questo si sono aggiunti ulteriori fattori determinanti. Primo, le situazioni gravissime riscontrate nei macelli che in pochi mesi sono diventati veri focolai a causa delle condizioni di lavoro imprescindibili, come la vicinanza fra loro dei lavoratori, la poca salubrità degli ambienti ricchi di vapori acquei, e i ritmi devastanti. Secondo, la diminuzione del potere di acquisto da parte della popolazione che si ritrova a dover fare i conti con un’incertezza lavorativa enorme e – come accaduto nel 2008 – a lasciare sugli scaffali alcuni tipi di prodotti proprio come la carne tornando a scorte di legumi, verdura e cerali.
Terzo, la ricerca di una maggiore salubrità alimentare e una generale contrazione dei consumi di carne di carattere “culturale”, soprattutto in Europa. Quarto fattore che ha impattato sul settore della carne è la ricerca da parte dei consumatori di una maggiore attenzione nei confronti del benessere animale che “ha innalzato gli standard produttivi, aumentandone anche i costi”, spiega sempre Claxton.
L’analisi di Gira spiega inoltre che anche un altro virus ha garantito un colpo ferale al mercato globale della carne: la peste suina africana. Questa malattia ha portato in Cina – il principale produttore mondiale di questa carne – all’abbattimento di circa 27 milioni di capi fra il 2018 e il 2019, con un danno economico enorme e un aumento gigantesco dei prezzi della carne di maiale: in alcuni casi del 100%.
Nel 2021, quindi, le cose non cambieranno di molto secondo l’analisi di Gira, e anzi il trend sembra dimostrare – anche in Italia – che il consumo di carne subisce continui scossoni al ribasso ai quali si cerca di rimediare anche e soprattutto con finanziamenti di carattere governativo.