Giulia Innocenzi è una giornalista italiana che negli ultimi 2 anni ha deciso di affrontare il tema degli allevamenti intensivi e della produzione di carne nel nostro paese. Lo ha fatto prima in televisione con una puntata dedicata su Announo la scorsa primavera, poi con un’indagine sul campo durata circa un anno da cui è nato un libro, “Tritacarne”, e poi una trasmissione che andrà in onda sulla Rai a Febbraio.
L’oggetto delle polemiche
Nelle ultime settimane la giornalista è stata oggetto di critiche soprattutto sui social dove è stata accusata nella maggior parte dei casi di “incoerenza”. L’oggetto del contendere è una fotografia che la vede in compagnia del cuoco Gianfranco Vissani che negli ultimi sei mesi ha fatto molto parlare di sé a causa di alcune affermazioni poco lusinghiere nei confronti dei “vegani” definiti come una “setta” e a cui avrebbe volentieri fatto fare una brutta fine.
Questa foto-ricordo non è stata accolta positivamente da molti che hanno attaccato Giulia Innocenzi perché si definisce “quasi vegana” e, in più, perché sosterrebbe “l’allevamento etico” come viene definito in alcuni commenti. Ma, pagine del libro “Tritacarne” alla mano, vediamo esattamente che cosa sostiene la giornalista su questi temi.
Che cosa si dice nel libro “Tritacarne”?
Se è vegetariana, vegana o nessuna delle due
La giornalista spiega esattamente la sua posizione sul tema dell’alimentazione a base di carne nelle ultime pagine del libro inchiesta, nel capitolo “Conclusioni”. Giulia Innocenzi, se davvero vogliamo utilizzare le definizioni, non è vegana, o meglio spiega: “Non tocco la carne da tre anni e mezzo, il pesce da uno, ho eliminato il latte e la mozzarella di bufala e ho ridotto formaggi e uova, che mangio solo se non ho alternative” e spiega poi: “Vegana a casa e vegetariana in giro, questa è la formuletta che ripeto a chi mi chiede del mio regime alimentare. Continuo a mangiare i frutti di mare che sono molto utili dal punto di vista nutritivo, sono una buona fonte di B12″.
A chi l’ha accusata di essere “incoerente” la Innocenzi ha risposto con un video pubblicato sul suo profilo Facebook e con un’altra parte del libro: “Io vi ammiro tantissimo – scrive riferendosi ai vegani – ma non sono pronta ad una scelta così radicale. Non sono tenace come voi, sto facendo il mio percorso e non so se diventerò vegana, ma certamente non voglio essere giudicata da un tribunale etico”. L’autrice del libro spiega chiaramente che rivendica il suo diritto all’incoerenza: “Sono diventata vegetariana perché esistono gli allevamenti intensivi, un sistema di cui non voglio fare parte. L’uccisione dell’animale in sé – continua nel capitolo – non mi ha mai scandalizzato più di tanto. La ritenevo una cosa naturale, che stava nell’ordine delle cose. L’allevamento intensivo, no […] rivendico – scrive – il diritto all’incoerenza, alla non adesione completa della propria vita alle proprie idee […] ho sacrificato una parte di coerenza sull’altare della libertà”.
Sulla foto con Gianfranco Vissani
Sulla foto con Gianfranco Vissani, la risposta arriva invece nel video: “Se pensate che a parlare di allevamenti intensivi debbano essere solo i vegani, non mi avrete mai. Son contenta che un cuoco della levatura di Vissani si sia schierato contro gli allevamenti intensivi perché questo raggiungerà molte più persone“.
Sugli allevamenti etici
Dall’accusa di parlare di allevamenti “etici” la Innocenzi si dissocia: “Dove lo avete letto? Il libro è solamente sugli allevamenti intensivi. Non faccio parola di quelli “etici”. Quelli che l’autrice cita, infatti, non sono gli allevamenti etici, bensì quelli estensivi e lo fa sempre nell’ultimo capitolo del libro. “Volete delle alternative all’allevamento intensivo? Facile, c’è quello estensivo- scrive – L’animale pascola, ed è già un gran risultato. Ma alcune cose non cambiano […] e se non si è disposti ad accettare questo, non resta che abbandonare i prodotti di origine animale”.
E quindi?
Un fatto è chiaro, la giornalista Giulia Innocenzi non è la portavoce del movimento animalista, né di quello antispecista, né di quello vegano o vegetariano ed è giusto così, anche perché non ha mai detto di esserlo: fa un altro lavoro che è quello del giornalista che sceglie un ambito di ricerca, verifica dei fatti e li riporta al pubblico. Un altro fatto chiaro è che spesso personaggi con grande visibilità vengono investiti dal pubblico di un ruolo, quello di “simbolo di” per poter fare in modo che il messaggio che si ha ben chiaro nella propria testa venga amplificato il più possibile.
Come succede sempre, però, un simbolo, un portavoce, è in quanto tale una generalizzazione e non potrà mai rispecchiare tutte le voci, né tanto meno accontentarle. L’accusa ingiusta è quella che sia stata la giornalista Rai a cercare il pubblico vegano o animalista: è successo il contrario. Succede perché questo movimento è complesso, articolato e spesso trattato ingiustamente soprattutto dai media. Quando si leva una voce interessante, quindi, è normale che la si segua come una sorta di “speranza” che finalmente qualcuno dica le cose come stanno.
Ma non è per niente facile, soprattutto quando già all’interno dello stesso “movimento” ci sono molte voci diverse e spesso in disaccordo fra loro. La delusione oppure il sostegno incondizionato ad un “messaggero”, come può esserlo Giulia Innocenzi, sono normali e giusti, se rimangono nell’ambito della buona educazione e della civiltà del confronto.
Non è possibile nemmeno, purtroppo, definire un obiettivo comune, perché se ritenessimo che questo sta nel voler fare in modo che tutto ciò che c’è dietro all’industria della carne e dei derivati, possa essere conosciuto da più persone possibili per fare piccoli o grandi passi verso un mondo diverso, allora, Giulia Innocenzi ha fatto e sta facendo il suo lavoro, come lo fanno le decine di associazioni animaliste sul campo in Italia, i divulgatori, i blogger e i giornali dedicati.
Certamente, però, Gianfranco Vissani non è un personaggio positivo: le sue esternazioni pubbliche violente e spesso non intelligenti sul mondo vegan, non fanno onore al buon lavoro fatto da Giulia Innocenzi nel libro. L’espressione delle proprie opinioni è sacra, comprese quelle dello chef televisivo, ma ci sono limiti che sono stati più volte oltrepassati e l’espressione “Vissani, uno di noi” ha infastidito, evidentemente, tutti coloro i quali in questo percorso verso una maggior consapevolezza hanno messo molto, anche emotivamente.
La complessità, le voci discordanti e le polemiche all’interno del “movimento” vegan e animalista ci saranno sempre e per sempre, e sarà sempre bello poterne parlare avendo però cura di mantenere chiaro che nessuno può “scagliare la prima pietra” e, a dir la verità, anche se potesse, non servirebbe a molto.