Antonio Guterres, segretario delle Nazioni Unite nel discorso di apertura di Cop24, Conferenza delle Parti promossa dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, è stato chiaro: “Il mondo è totalmente fuori rotta”. Però anche Cop24 non scherza dato che i menu che verranno serviti durante la dodici giorni di conferenze e alla quale parteciperanno più 30 mila visitatori, sono prevalentemente a base di carne e derivati.
La protesta delle associazioni animaliste
Ad evidenziare il contrasto fra i propositi della conferenza e il menu servito agli astanti, sono tre associazioni animaliste americane: il Center for biological diversity (Cbd), la Farm forward e Brighter green. In particolare la prima ha riportato i dati comparativi sulle emissioni di gas serra derivanti dal menu ufficiale del meeting e quello che avrebbe potuto essere, invece, l’impatto di un menu a base vegetale.
- Le opzioni a base di carne offerte durante Cop24 portano ad un’emissione di CO2 pari a 4,1 chilogrammi per porzione; un pasto 100% vegetale solo 0,90 chilogrammi.
- Se il menu avesse previsto di sostituire i burger di carne con quelli vegetali, avrebbe potuto diminuire dell’82% la sua impronta ecologica (Carbon footprint) ossia ci sarebbero stati 6 chilogrammi di emissioni di CO2 in meno per ogni burger.
- Rimpiazzare il pesce o i gamberetti con del tofu, per esempio, avrebbe diminuito l’impatto ambientale dei pasti del 50% per ogni portata ossia circa 1 chilogrammo di CO2 in meno per portata.
- Se tutti coloro che parteciperanno alla conferenza nei 12 giorni sceglieranno piatti a base di carne e derivati, i banchetti di Cop24 contribuiranno con 4,500 tonnellate di CO2, cifra che equivale a quella prodotta dalla combustione di 1 milione e 900 mila litri di gasolio che, nuovamente tradotto in cifre chiare, equivarrebbe a 3000 persone che volano da NewYork a Katowice, in Polonia.
“La mancanza di attenzione rispetto al tema dei menu durante Cop24 – concludono le associazioni in un comunicato congiunto – è il segnale di quanto l’alimentazione sia un punto molto lontano dalle riflessioni sull’impatto sul clima durante la conferenza”. La questione ha dell’assurdo: “Il sistema alimentare globale contribuisce al 30% delle emissioni di gas serra – continua il Center for biological diversity – di questi la metà arriva dagli allevamenti intensivi”.
Le scelte a tavola non sono più (ma non lo sono mai state) una scelta “personale”. Caroline Wimberly, di Brighter green, ha spiegato: “L’alimentazione è un fattore essenziale per risolvere la crisi climatica. È necessario dare la priorità a politiche che riducano il consumo di prodotti animali per poter raggiungere gli obiettivi che ci siamo imposti