Altri divieti all’orizzonte per i prodotti vegetali. Il 23 ottobre scorso il Parlamento Europeo ha votato in merito all’emendamento 165: a rischio erano i prodotti a base vegetale che sulla confezione riportano termini come “burger” o “bistecca”. L’emendamento, conosciuto come “veggie burger ban”, è stato respinto, ma allo stesso tempo sono stati approvati gli emendamenti 171 e il 72 che andrebbero ad inasprire ulteriormente le limitazioni già applicate ai prodotti di origine vegetale come bevande, spalmabili e yogurt.
In Europa da diversi anni, infatti, è già vietato riportare termini come “yogurt” o “latte” sui prodotti a base vegetale. Gli emendamenti non sono ancora in vigore ed è in questo “spazio” che le associazioni di tutta Europa e i produttori di bevande vegetali si stanno muovendo, avviando una protesta collettiva.
Emendamenti 171 e 72: cosa dicono?
L’emendamento 171 andrebbe ad estendere ulteriormente le restrizioni già esistenti sulle denominazioni dei prodotti lattiero-caseari, introducendo nuovi divieti contro qualsiasi “uso diretto o indiretto” o “evocazione” di termini a loro riferibili. In particolare, l’emendamento 171 potrebbe vietare quanto segue:
- Uso di parole come “cremoso” o “burroso” per informare il consumatore sulla consistenza e il sapore di un alimento a base vegetale.
- Uso di confezioni per alimenti a base vegetale simili nello stile (forma e colore) a quelli impiegati per i prodotti lattiero-caseari.
- Uso di immagini come quelle che ritraggono una bevanda bianca a base vegetale che viene versata in un bicchiere.
- Uso di diciture come “alternativa senza lattosio”.
- Uso di etichette che riportano informazioni riguardo l’impatto climatico degli alimenti, ad esempio includendo un confronto tra i prodotti a base vegetale e quelli lattiero-caseari per quanto riguarda la loro impronta di carbonio.
Se tale emendamento venisse approvato, i produttori di alimenti vegetali sarebbero costretti a riformulare completamente la commercializzazione dei loro prodotti.
Nel caso dell‘emendamento 72, invece, Essere Animali, associazione animalista italiana che fa parte della campagna anti-censura, spiega: “La formulazione vaga e incerta dell’emendamento 72 creerebbe incertezza dal punto di vista legale, ostacolando un’etichettatura trasparente dei prodotti a base vegetale.”
Come nel caso della denominazione dei burger vegetali, le industrie del latte hanno chiesto l’introduzione di queste restrizioni perché il consumatore potrebbe essere facilmente ingannato dalle etichette: “Chi compra potrebbe confondere i prodotti vegetali con quelli animali”. Pertanto, l’industria lattiero-casearia punta ad una maggiore trasparenza e chiarezza.
L’opposizione e la petizione
Contro gli emendamenti 171 e 72, ha preso il via la campagna #StopPlantBasedCensorship, che vede coinvolte 21 associazioni europee, tra cui Essere Animali, ProVeg International, Greenpeace, WWF e Humane Society International Europe.
Con questa campagna le organizzazioni hanno inviato una lettera al Presidente del Consiglio Europeo per chiedere un immediato intervento contro questa censura: “Questo cambiamento non determina uno svantaggio solo per i produttori di alimenti vegetali ma creerebbe anche confusione tra i consumatori che potrebbero non disporre di informazioni chiare per fare scelte in linea con le loro esigenze alimentari”. La petizione ha già raggiunto più di 320 mila firme.
Infatti, tali restrizioni potrebbero avere conseguenze negative anche per tutti quei consumatori che non possono consumare prodotti lattiero-caseari per motivi medici (per esempio, per chi ha allergie o intolleranze al lattosio) oppure per chi ha deciso di adottare uno stile di vita vegano per motivi ambientali, religiosi o etici.
Per le associazioni aderenti alla campagna, “la tutela della denominazione che non consente di presentare un alimento come “alternativa” a un prodotto lattiero-caseario è sproporzionata e senza precedenti nel settore alimentare”.
Le contraddizioni dell’Unione Europea
A maggio 2020, l’Unione Europea ha proposto Farm to Fork, un’iniziativa cardine del nuovo Green Deal europeo, che prevede un sostegno finanziario di 10 miliardi di euro per favorire la transizione verso un’alimentazione più vegetale nel periodo 2021-2027. Nella sua strategia per ridurre l’impatto ambientale degli attuali modelli alimentari, la Commissione Europea ha infatti espresso la necessità di “responsabilizzare i consumatori agevolandoli nella scelta di diete sane e sostenibili”.
Per le associazioni aderenti alla campagna #StopPlantBasedCensorship, la proposta di questi emendamenti è in totale contrasto con gli obiettivi di sostenibilità stabiliti dall’Unione Europea, in quanto creano “inutili barriere normative all’adozione della dieta a base vegetale”.