Sono realizzate in finta pelliccia e con elementi in vetro resina la cui accuratezza è davvero impressionante, quindi le teste e le pellicce animali che “decorano” tre degli abiti della nuova collezione primavera-estate della casa di moda Schiaparelli, sono ovviamente finte. Eppure la polemica non si è fatta attendere e lo stesso mondo animalista si è diviso: questi abiti che tipo di messaggio portano? Schiaparelli, che omaggia con questa collezione la Commedia dantesca e le sue fiere infernali, non pensa agli animali, ma moltissimi altri sì.
L’ispirazione e le polemiche
I tre abiti di Schiaparelli presentati nella sfilata di apertura della Paris Fashion Week dedicata all’Haute Couture, sono stati realizzati sotto la direzione artistica di Daniel Roseberry e omaggiano l’Inferno dantesco con la rappresentazione delle tre fiere che cercano di ostacolare il sommo nel suo cammino. I commentatori antichi furono concordi nell’identificare nella lonza – un felino simile al leopardo o alla pantera – la lussuria, nel leone la superbia e nella lupa la cupidigia.
Da una parte alcune associazioni animaliste e molti attivisti hanno valutato il messaggio della maison decisamente sbagliato. Secondo Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di Humane Society International/Europe: “Non è possibile ignorare come i tre look normalizzino e glorifichino la concezione e l’estetica degli animali come accessori e trofei. il messaggio immediato, rispetto al riferimento culturale, che trasmettono è estremamente pericoloso e irresponsabile. Questa esposizione ha il pericolosissimo potenziale di stimolare la domanda di parti e prodotti di animali veri, sia come accessori di moda che come status symbol. Ogni artista deve essere consapevole dei messaggi, anche involontari, che la propria arte trasmette al mondo”. Di questa idea che molte associazioni e attivisti secondo i quali la scelta di mostrare la rappresentazione di animali-trofeo è non solo sbagliata e antistorica, ma in più anche terribile dal punto di vista estetico.
Dall’altra parte molti sostengono che Schiaparelli faccia arte e che questa in quanto tale non possa essere criticata e che, anzi, l’uso di raffigurazioni chiaramente finte sia un invito ad abbandonare il mondo delle pellicce e la glorificazione della caccia, mostrando come un animale finto possa essere bellissimo proprio in quanto tale. La stessa PETA, una delle più grandi associazioni animaliste mondiali ha spiegato in una nota stampa pubblicata da Vanity Fair che “L’aspetto di Kylie, Naomi e Irina celebra la bellezza degli animali selvatici e potrebbe essere una dichiarazione contro i trofei di caccia, in cui leoni e lupi vengono fatti a pezzi per soddisfare l’egoismo umano”. Va sottolineato però che PETA ha fatto notare alla Maison Schiaparelli che ad essere criticabili sono l’uso della lana e della seta nella collezione: “Estendiamo questa creatività per escludere le pecore tosate e insanguinate per la lana e i bachi da seta bolliti vivi nei loro bozzoli”.