Un milione di firme per dire basta agli animali nei circhi. Dopo tre anni di mobilitazione, che hanno visto il coinvolgimento di oltre 80 associazioni sparse per tutta Europa, la richiesta dei cittadini europei per la messa al bando degli animali nei circhi arriverà ora alle più alte istituzioni europee. Le firme sono state, infatti, consegnate nei giorni scorsi ai rappresentanti dell’Ue, tra i quali anche l’europarlamentare italiana del gruppo Greens/Efa, Eleonora Evi, che le sottoporranno ora alla Commissione europea.
Avviata circa tre anni fa da InfoCircus e successivamente integrata nella campagna di Eurogroup for Animals Stop Circus Suffering, la petizione internazionale è appoggiata dal report dell’organizzazione Wild Animals in EU Circuses: Problems, Risks and Soluzioni, che fa il punto sulle condizioni di vita e sulle violenze alle quali sono sottoposti gli animali nei circhi in tutta Europa e ai problemi di sicurezza e salute pubblica connessi agli spostamenti degli animali al seguito dei circhi itineranti.
Una vita “non degna di essere vissuta”
“Gli animali selvatici nei circhi vengono acquistati e venduti, sono prematuramente separati dalle loro madri e poi dagli animali della stessa specie, confinati o incatenati e costretti a stare in piedi per ore e a essere spostati frequentemente in piccoli scompartimenti sui treni o camion”, si legge nel report, che analizza la situazione sia dal punto di vista del benessere animale che legislativo. Il documento sottolinea come ormai esperti, veterinari e ong abbiano dimostrato su base scientifica come l’essere nati e cresciuti in cattività non comporti una minor sofferenza per questi animali, costretti a condizioni di vita “contro natura”. Una vita che “non sembra degna di essere vissuta”. Il documento si sofferma anche sul valore diseducativo dei circhi con animali, che fanno passare per “divertente” uno spettacolo basato sulla sofferenza di altri esseri viventi, soprattutto nei confronti del pubblico dei bambini.
Un “divieto coordinato”
Dal punto di vista normativo, il report e la relativa petizione sottolineano come, nonostante molti Paesi dell’Unione abbiano già adottato misure per vietare o quantomeno limitare l’uso degli animali nei circhi, la possibilità di spostamento dei circhi stessi rischia di diminuire l’efficacia di tali provvedimenti. “Solo un divieto coordinato e totale in tutti gli Stati membri dell’Ue – si legge nel documento – può garantire un sistema coerente e un’efficace soluzione alla sofferenza fisica ed emotiva degli animali nei circhi e ai relativi rischi per la sicurezza pubblica. Ora è il momento di adottare un divieto totale in tutta l’Unione Europea per mostrare alle generazioni future che questi magnifici animali meritano il nostro rispetto e la nostra protezione e non di soffrire nei circhi“.
I circhi in Italia
Come abbiamo raccontato anche noi qualche mese fa su Vegolosi MAG, l’Italia è ancora lontana dall’approvazione di una legge che vieti l’uso degli animali nei circhi. Un disegno di legge per “il parziale o totale superamento dell’utilizzo di animali” nello spettacolo giace chiuso in un cassetto in Parlamento da più di tre anni e non è dato sapere quando verrà discusso. I tempi – stimano comunque le associazioni animaliste – sono destinati a essere molto lunghi, quand’anche si arrivasse a breve all’approvazione della legge, per le questioni connesse al ricollocamento e alla riproduzione degli animali a oggi presenti nei circhi. E questo nonostante la stragrande maggioranza degli italiani si dichiari ormai contraria allo spettacolo del circo con animali, come dimostrano i periodici sondaggi e campagne promosse da ong e organizzazioni animaliste.
Staremo ora a vedere se l’iniziativa europea – pure destinata ad avere tempi lunghi – potrà in qualche modo smuovere qualcosa anche in Italia. “La mia missione – ha detto l’europarlamentare italiana Evi, impegnata sul tema – è garantire che questa straordinaria mobilitazione pubblica dei cittadini dell’Ue contro gli animali selvatici nei circhi si traduca in risultati politici. La Commissione europea ha la responsabilità di ascoltare i cittadini e porre fine a questa pratica obsoleta e inaccettabile“.