Dopo la puntata di “Quinta Colonna” andata in onda su Rete 4 lo scorso 10 aprile 2017 e dedicata al confronto/scontro – sempre più alla ribalta in tv – tra vegani e carnivori, la polemica non ha tardato ad arrivare. Al centro del mirino il giornalista Alessandro Cecchi Paone, ospite della puntata, responsabile di alcune affermazioni – certo poco diplomatiche e a tratti ingiuriose – circa l’alimentazione vegana in età pediatrica che hanno scatenato la reazione immediata dell’associazione Genitori Veg che, indignata e offesa, ha scritto una lettera aperta al conduttore del programma Paolo Del Debbio.
Come si legge sul sito dell’associazione: “Il suddetto giornalista (Cecchi Paone) ha dichiarato che chi cresce senza mangiare carne resta «basso e brutto», affermando, di fatto, che i nostri bambini, svezzati con un’alimentazione vegana/vegetariana, lo sono. Tali dichiarazioni, oltre a essere false (contraddicono fra l’altro le posizioni dell’Academy of Nutrition and Dietetics, la più grande organizzazione di professionisti della nutrizione al mondo), sono offensive e discriminatorie. Non accettiamo nella maniera più assoluta che i nostri figli possano essere scherniti fra i compagni, perché in TV si dice che sono «brutti», e siamo pronti ad adire le vie legali se Cecchi Paone o la trasmissione non si adopereranno al più presto per riparare il danno”. Affermazioni, quelle di Cecchi Paone, ancor più clamorose, si afferma nella lettera, poiché provengono da un personaggio pubblico che negli ultimi anni si è battuto in difesa delle minoranze e della diversità.
Le (false) verità sul pollo
Non è la prima volta che Cecchi Paone si rende protagonista di affermazioni piuttosto discutibili circa il mondo dell’alimentazione, della carne e le verità che si celano dietro ciò che ci finisce nel piatto. Al grido di “#tunonfareilpollo, conoscilo davvero”, infatti, Cecchi Paone, che è stato portavoce di Unaitalia (Unione Nazionale Filiere Agroalimentari delle Carni e delle Uova) ci spiega in un breve video alcune verità sul pollo “che gli italiani ancora non conoscono”.
Il video insiste particolarmente sulla differenza tra gallina ovaiola e pollo o tacchino da carne; differenze che riguardano sia le dimensioni e le caratteristiche fisiche delle due razze che il metodo di allevamento cui sono sottoposti. “I polli e i tacchini italiani”, afferma Cecchi Paone, “vengono sempre allevati a terra, o all’aperto o all’interno di grandi capannoni particolarmente spaziosi e luminosi dove polli e tacchini possono liberamente razzolare, di solito su un letto di paglia o truciolato di legno particolarmente assorbente e igienico“.
FALSO: i capannoni dipinti da Cecchi Paone come “spaziosi”, “igienici” e “luminosi” corrispondono a una realtà edulcorata, che non riguarda la stragrande maggioranza degli allevamenti intensivi, in Italia e in Europa. “E’ la produzioni di massa che rende gli allevamenti intensivi remunerativi” spiega la serie documentaria La terra vista dal cielo trasmessa dalla Rai: 45 miliardi di polli l’anno consumati nel mondo richiedono modalità di allevamento che niente hanno di naturale e dignitoso. Nei capannoni destinati ai polli trovano posto “fino a 20 esemplari per metro quadro, molti dei quali soffrono di deformità o paralisi; i capannoni sono così pieni che gli animali non riescono a dormire”.
La coesistenza all’interno di uno spazio ristretto di centinaia e centinai di individui provoca inoltre il naturale diffondersi di malattie e infezioni e il proliferare di batteri (derivanti dagli escrementi e dalle ferite degli animali) che poco hanno a che fare con l’igiene decantata nel filmato.
“Gli allevatori italiani investono molto sul benessere degli animali per garantire le migliori conseguenze sulla qualità della carne; questo vale anche per il modo in cui vengono cibati, con grano, con soia, con frumento, con vitamine, soltanto comunque con alimenti vegetali.”
FALSO: nessun accenno agli antibiotici e agli alimenti addizionati che vengono somministrati agli animali da allevamento sia per incrementarne le dimensioni sia per evitare il dilagare di infezioni che una non-vita da reclusi a strettissimo contatto gli uni con gli altri inevitabilmente implica. Addirittura, secondo Ciwf, l’Italia è il terzo paese in Europa per somministrazione di antibiotici agli animali da allevamento.
FALSO: sarebbe bello pensare che in Italia non esistano allevamenti che costringano gli animali a condizioni di vita inqualificabili o che sia una realtà che oggi non esiste più. Purtroppo non è così. Il 27 febbraio 2017 Animal Equality ha condotto un’investigazione intitolata “Il vero prezzo delle uova”, un reportage scioccante in cui venivano mostrate le reali condizioni in cui 64 milioni di galline ovaiole oggi, nel nostro Paese, sono costrette a vivere.
E’ vero che polli e tacchini non vengono allevati in gabbia, ma essere ammassati in un capannone chiuso, talmente costipati da non riuscire neanche a spiegare le ali è una condizione migliore in cui vivere?
“Le galline ovaiole vengono allevate anche in batteria e anche in gabbia, come indica l’Unione Europea, in gabbie però più larghe, più spaziose per garantire il benessere animale. E’ una scelta quella della gabbia per garantire l’igiene delle uova appena deposte“.
FALSO: le gabbie in cui le galline ovaiole sono costrette a vivere tutta la loro esistenza prima di essere condotte al macello, non sono affatto larghe e spaziose. Sono anguste, piccolissime, non c’è spazio per covare, né per razzolare. E l’igiene? Altro travisamento. Le condizioni igieniche delle gabbie sono spaventose: escrementi, insetti, addirittura esemplari già morti e in stato di decomposizione abbandonati come rifiuti tra le galline vive.
“2 razze, 2 tipologie di allevamenti diversi per garantire il massimo del benessere animale e il massimo della qualità del prodotto”.
FALSO: i metodi di allevamento intensivo non tengono minimamente conto del benessere e della dignità degli animali. L’obiettivo è la massima produttività per rispondere alla innaturale richiesta di carne (e uova) del mercato. Un profitto che implica, gioco forza, condizioni di sfruttamento e massimizzazione che non tengono conto del rispetto per la vita e per la natura etologica e i bisogni degli animali.
E’ evidente che il prodotto derivante dall’allevamento intensivo non ha niente di virtuoso anche qualitativamente parlando. La carne da allevamento è imbottita di antibiotici (30 milioni di animali allevati in Italia cui corrispondono 1.300 tonnellate di antibiotici secondo Essere Animali), cosa che provoca il fenomeno, gravissimo, del cosiddetto antibiotico-resistenza: abituato a consumare inconsapevolmente carne “arricchita” con antibiotici l’organismo diventa immune a quelli assunti per necessità quando si è malati; cosa che renderà progressivamente difficile da debellare anche un semplice raffreddore.
Allevamenti intensivi in Italia, Essere Animali: “Ecco che cosa vediamo ogni giorno”