Come è nata questa riflessione?
Non riuscivo più a capire come i valori in cui credo, quelli cattolici, e la Chiesa stessa, potessero non affrontare il tema della sofferenza animale. Ho la consapevolezza dentro di me che non è possibile scindere l’amore per il Creatore da quello per la sua creazione.
E come ha fondato l’associazione? Non sarà stato semplice…
All’inizio mi sono sentita sola, ma poi ho incontrato altri vegetariani e abbiamo deciso che incontrarci e creare un’associazione sarebbe stata una buona idea, un modo per condividere, pregare e cercare di portare ad un livello più alto, teologico ed esegetico la riflessione vegetariana all’interno della Chiesa
Ci siete riusciti?
Non è stato facile. All’inizio ci sono state anche reazioni contrarie abbastanza forti. Ricordo che un giorno entrai in una parrocchia per dare alcuni volantini e spiegare la nostra realtà e il parroco li lanciò per aria mandandomi via. Mi hanno dato anche dell’eretica (sorride, ndr) ma in realtà ora le cose sono molto cambiate. Siamo riusciti ad inviare una comunicazione anche a Papa Francesco e lui ci ha risposto, sottolineando “la sua considerazione dovuta all’intera opera del creato”. Teologicamente non è facile parlare di questi temi, perché le scritture possono essere interpretate in modi molto diversi…
Tipo la questione dell’agnello pasquale, per esempio…
Guardi, su quello c’è un incomprensione di fondo. Come ha ricordato anche l’arcivescovo di San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro, il sacrificio dell’agnello non è affatto una tradizione di cui si parla nel Nuovo Testamento. Monsignor Castoro l’ha spiegato alla perfezione: “La Pasqua cristiana, non ha nulla a che fare con la strage di milioni di agnellini, in quanto Cristo, vero agnello pasquale, ha immolato se stesso per riscattarci dalla malvagità e dall’ingiustizia.” Più chiaro di così.
Ma qual è lo scopo dell’Associazione?
Noi vogliamo che passi un concetto, ossia che non mangiare carne e suoi derivati, è un nuovo modo, un modo peculiare per abitare l’impegno cristiano nel mondo, è un nuovo modo per vivere l’insegnamento evengelico. E’ ovvio che questo atteggiamento alimentare non può entrare a far parte del dogma, bensì attiene alla morale. Non può essere un obbligo per tutti, ma è necessario capire che vegetarismo e veganesimo non sono affatto estranei al messaggio biblico e, soprattutto non può essere motivo di divisione.
L’uomo che ruolo ha nella teologia cristiana in chiave veg?
Non siamo uguali agli animali, questo è chiaro. L’obiettivo non è porre uomo e animali sullo stesso piano. L’uomo ha delle doti in più che può mettere a disposizione del creato per proteggerlo
Ma dal punto di vista pratico, che cosa fate?
L’attività è divulgativa, facciamo dei convegni. Penso che la cosa importante sia lavorare con l’esempio più che con la parola. Inoltre la nostra forza è certamente anche legata alla preghiera. Non siamo “attivisti” nel senso più puro del termine
Marilena, lei è vegetariana o vegana?
Io sono quasi vegana, nel senso che non è facile esserlo davvero al 100% nel mondo in cui viviamo. Spesso scopro che all’interno dei prodotti più improbabili si trovano ingredienti di origine animale, ma piano piano la strada diventa più facile.
Intervista di Federica Giordani