Certamente avrete visto almeno una volta la raffigurazione di un banchetto medievale che, per ovvie ragioni, ritraeva re e regine e la loro corte attorno ad un tavolo imbandito. Le pietanze più gettonate su quel tavolaccio erano a base di carne. Storicamente, infatti, la caccia e i suoi frutti, erano simbolo di agiatezza, di vigore e di mascolinità. Se dovevi lavorare per vivere, non avevi di certo molto tempo per dedicarti alla caccia come “attività ricreativa”, in più a causa della rarità del prodotto, i costi per acquistarlo erano alti (gli allevamenti intensivi non esistevano ancora).
Reay Tannahill nel suo “Storia del cibo” (Rizzoli, 1987), parlando invece della preistoria, spiega che la carne è da sempre legata alla possibilità di procurarsela: “Soltanto i membri più attivi e abili della comunità, diventavano abili cacciatori”. Insomma, forti, maschi e furbi nel scegliere l’animale più facile da cacciare: questa era (anzi è) la base. Mentre, per motivazioni molto pratiche, donne e anziani si dedicavano alla raccolta dei frutti, delle bacche e delle radici.
Se vogliamo sperare che le cose nel 2018 siano cambiate, mettiamoci l’anima in pace, perché così non è. Una ricerca sociologica svolta da una coppia di studiosi di due atenei australiani che si occupano di marketing, Eugene Y. Chan e Natalina Zlatevskab, hanno messo in evidenza che ancora oggi la scelta di mangiare carne è legata al fortificare e comunicare uno status economico e sociale di ricchezza e potere, anche se spesso la voglia di carne, viene spiegata socialmente con la più accettabile “necessità di assumere tutti gli elementi nutritivi”.
Mangiare una costata o un filetto, un burger gigante o una fiorentina da un chilogrammo, non sarebbe una scelta dettata nemmeno tanto dal gusto, bensì dalla volontà di mostrare che si è quello che si vorrebbe essere, ossia ricchi, agiati, forti. Secondo la ricerca, coloro i quali durante i test sceglievano di cibarsi in prevalenza di carne e prodotti affini, facevano parte, infatti, della categoria sociale meno abbiente:
Sulla base delle teorie psicologiche della compensazione, gli individui con uno stato socioeconomico basso. dimostrano una maggiore preferenza per la carne, in quanto essa può essere una compensazione allo status sociale al quale aspirano.
Le motivazioni, secondo i due ricercatori, sono di natura sociale e storica ma secondo Chan il trend potrebbe subire delle modifiche, e in un certo senso questo sta già accadendo, se l’alimentazione a base vegetale venisse associata sempre di più, a persone ricche o molto famose.
Questi risultati vanno a fare compagnia ad altre verifiche di carattere statistico che arrivano, questa volta, dal Regno Unito, dove di recente una ricerca ha dimostrato come gli uomini, soprattutto quando in compagnia di altri appartenenti al loro genere, tendono a nascondere il loro essere vegetariani o vegani per paura di non essere accettati del tutto o di mostrare una sorta di debolezza “sociale”.