Circa 176 milioni di euro dei fondi europei verranno utilizzati anche per promuovere sul territorio UE carne rossa, insaccati e vino, ossia tutti prodotti inseriti nella lista dei cancerogeni certi (gruppo 1, carne processata ed etanolo delle bevande alcoliche) e cancerogeni probabili (gruppo 1A). Il 25 ottobre scorso, infatti, la Commissione europea ha approvato il programma di lavoro sul tema dei criteri di valutazione dell’oggetto delle promozioni senza valutare la possibilità di escludere carne, insaccati e vino dalla lista.
Una decisione che è stata salutata con entusiasmo dalle associazioni di categoria direttamente interessate alla vendita di questi prodotti come Coldiretti e Filiera Italiana che plaudono alla decisione di non “discriminare” dei prodotti “tipici e territoriali“. Anche il Ministero dell’Ambiente nella persona del ministro Francesco Lollobrigida aveva anticipato con le sue dichiarazioni la decisione formale europea: “L’esclusione di questi prodotti avrebbe rappresentato un’ingiustificata discriminazione e per questo ringrazio tutti gli Stati membri della Ue che hanno sostenuto la nostra proposta”.
Insomma, nonostante lo scorso anno la bozza della proposta di un piano di lavoro da parte della Commissione europea avesse ipotizzato dei criteri di valutazione che prevedessero «l’allineamento con gli obiettivi del Piano europeo per la lotta contro il cancro, in particolare incoraggiando a una dieta maggiormente a base vegetale, con meno carne rossa e lavorata e altri alimenti legati al rischio, ad esempio le bevande alcoliche», questo buon proposito è stato scartato dal documento finale: nel testo mancano quindi i riferimenti espliciti a carni rosse e vini, ma resta un riferimento blando al Cancer Plan e ad una dieta più legata ai prodotti vegetali.
Eppure è un fatto che la carne rossa sia inserita nella lista dei cancerogeni probabili, così come gli insaccati siano in quella dei cancerogeni certi; per non parlare dell’alcol che, come spiega AIRC sul sito ufficiale “rientra tra quelle sostanze per cui, sulla base della classificazione della IARC, esistono sufficienti prove scientifiche della loro capacità di causare tumori. Già dai primi dati, risalenti al 2011, è emerso che il 10 per cento di tutti i tumori che colpiscono gli uomini e il 3 per cento di quelli che colpiscono le donne sono attribuibili al consumo di alcolici. Venendo all’Italia, le stime diffuse attraverso i rapporti Istisan dell’Istituto superiore di sanità portano a stimare che una quota prossima al 4 per cento dei decessi per cancro è associata al consumo di alcol. Ciò corrisponde a quasi ventimila vite che avrebbero potuto essere salvate riducendo il consumo di alcolici.”
Eppure i fondi serviranno esattamente al contrario ossia a promuovere ed incentivare il consumo di questi prodotti. Questo senza menzionare i danni incommensurabili agli animali e all’ambiente generati dalla produzione e dal consumo della carne.