Citare l’Oms per danni dopo il pronunciamento sulle carni rosse cancerogene. È l’ipotesi alla quale stanno lavorando alcune federazioni di industriali europei tra le quali l’italiana Federalimentare. Motivo della citazione, “la grave imprudenza dimostrata nella comunicazione relativa allo studio sulle carni rosse trasformate, non corrispondente agli elementi certi a disposizione”, spiega Luigi Scordamaglia, presidente dell’associazione che riunisce gli industriali dell’alimentare italiano.
A motivare la decisione ci sarebbero i dati diffusi da Assica e Assocarni secondo le quali, durante la prima settimana successiva alla comunicazione dell’Oms, in Italia si sarebbe registrato un calo delle vendite di carne (circa il 17% per i wurstel, il 14,7% per la carne in scatola, l’11,6% per la carne elaborata, il 9,8% per i salumi e il 6,8% per la carne fresca). Una diminuzione che Federalimentare riconduce alla “diffusione alla stampa dei risultati di uno studio ancora oggetto di revisione. Negli ultimi mesi – dice ancora Scordamaglia – abbiamo assistito a un indiscriminato accanimento da parte dell’Oms nella formulazione di raccomandazioni riguardanti il corretto approccio dei consumatori a specifiche categorie di alimenti o singoli nutrienti”.
Attacchi basati sulla “estrema carenza di basi scientifiche solide” per Federalimentare, che cita i dati di una statistica pubblicata del 2013 dal Journal of Clinical Epidemiology secondo la quale l’Oms emetterebbe nel 55% dei casi “raccomandazioni con bassa o molto bassa evidenza scientifica”. Per la federazione degli industriali italiani dell’alimentare sarebbe il caso anche del pronunciamento sulla carne rossa. “Con questa inedita presa di posizione, che evidenzia le gravissime conseguenze dell’avventato allarmismo dell’Oms – conclude Scordamaglia a proposito dell’ipotesi di citare l’Oms per danni – Federalimentare vuole anche difendere l’industria alimentare italiana, vittima ingiustificata di una continua, tendenziosa diffamazione”.