È carne vera, ma è ottenuta coltivando artificialmente cellule animali in vitro: è conosciuta come carne pulita (ma anche come carne sintetica o in vitro) e, con tutta probabilità, sarà l’alimento del futuro. Non solo per pochi consumatori selezionati, ma su larga scala: ad affermarlo è Peter Verstrate, CEO della start up olandese Mosa Meat che nel 2013 ha creato il primo hamburger sintetico al mondo, realizzato unendo 10 mila piccole strisce muscolari coltivate individualmente in un laboratorio dell’Università di Maastricht.
Carne pulita: gli investimenti e i vantaggi
Quella di Verstrate è un’affermazione ambiziosa, ma supportata da un grande interesse internazionale, anche dal punto di vista economico: ultimo in ordine di tempo è l’investimento di 2 milioni di dollari da parte di Bell Food Group, azienda svizzera leader nella produzione di carne a livello Europeo. Ma non solo, la carne in vitro ha ottenuto il sostegno da parte di altri numerosi investitori, tra i quali spicca certamente Sergey Brin, il co-fondatore di Google: un segnale forte, che indica a chiare lettere come la “carne pulita” abbia poco o nulla a che fare con l’ideologia vegana ma molto, invece, con la necessità impellente di cambiare il modo di alimentarsi, di tutti.
Questo per molteplici motivi – ribaditi anche sul sito di Mosa Meat – tra i quali spicca la questione dell’approvvigionamento delle risorse: secondo la FAO entro il 2050 ci saranno infatti un terzo di bocche in più da sfamare nel mondo e, continuando a basare l’alimentazione umana prevalentemente su prodotti di origine animale, mancheranno le risorse. La carne in vitro, inoltre, può diventare più sana di quella tradizionale: quest’ultima, infatti, è considerata la causa di almeno 9 gravi patologie, ma quella creata in laboratorio può essere modificata in modo da ridurre o eliminare del tutto le sostanze dannose per la salute (come grassi saturi e colesterolo, per esempio), in favore di altre benefiche come gli Omega 3. Per finire, la carne “pulita” è certamente più etica: se diventasse l’alimento del futuro, nessun animale sarebbe più costretto a vivere la propria brevissima vita all’interno di un allevamento intensivo per poi finire dritto al macello, con immensi vantaggi anche dal punto di vista ambientale.
Mosa meat: un progetto ambizioso
“Crediamo che la carne pulita arriverà al mercato di massa – afferma Verstrate – A confronto con la carne tradizionale, ha molti vantaggi, in termini di benessere degli animali e di rispetto dell’ambiente. Il consumatore li apprezzerà. Inoltre, un processo di produzione più efficiente porterà a un prodotto più economico. E quando un prodotto non è caro e al contempo vanta molti benefici, finisce per riscuotere parecchio successo”. Per adesso, infatti, la carne prodotta in laboratorio è ancora un miraggio, ma non così lontano: gli esperti di Mosa Meat sono convinti di riuscire a lanciare la prima produzione industriale (destinata ai ristoranti, ndr) entro il 2021, riducendo i costi fino a renderli competitivi con la carne “tradizionale”.
Se il costo del primissimo hamburger di questo tipo era alle stelle (parliamo infatti di oltre 300 mila dollari), in pochi anni i prezzi si sono ridotti notevolmente, nonostante siano ancora piuttosto alti: “Ora siamo a circa 10 dollari per hamburger – dichiara Verstrate – Ma ci aspettiamo di diventare competitivi nel giro di 5-7 anni”. Il target di consumatori non è sicuramente la clientela vegetariana e vegana, spiega, ma piuttosto tutte le persone che mangiano abitualmente carne; ciò non toglie, ovviamente, che qualcuno che abbia sposato la causa vegan per motivi etici possa aver voglia di provare questo alimento innovativo, che è del tutto cruelty-free.
Quello della carne in vitro è quindi un settore in continua espansione, ma l’etica non c’entra: come spiega Verstrate perfino “alcune delle più grandi compagnie di carne del mondo – Bell, Tyson, Cargill – stanno investendo nella carne coltivata” ed è solo questione di tempo prima che nascano le prime fabbriche interamente dedicate a questa produzione. “Attualmente ci concentriamo solo sui prodotti a base di carne macinata, che rappresentano il 50% del mercato totale – ha concluso – ma la prossima sfida per la scienza sarà produrre un tessuto più complesso, come quello di una bistecca. Ci stiamo lavorando, siamo ancora lontani, ma credo che ci riusciremo”.