Spostandoci dalla Cina agli Stati Uniti, il primo sostituto della bistecca fu inventato, anche questa volta, in ambito religioso. Fu John Harvey Kellogg, membro della Chiesa avventista del settimo giorno e direttore di una casa di cura a Battle Creek, Michigan, a creare la Nuttose, una finta carne a base di burro di arachidi, cipolla, sale e farina di mais cotta per almeno quattro ore. Divenne famosa tra i malati del centro, poi tra i fedeli, ma non diventò mai un prodotto commerciale. È passata tuttavia la storia come la prima bistecca vegetale inventata in occidente.
Facendo un passo avanti furono sempre gli avventisti a creare e a mettere sul mercato alcuni prodotto nati dalle intuizioni del dottor Kellogg (che come spiegavamo qui è stato anche l’inventore dei cereali nonché fratello del fondatore del gruppo Kellogg’s). Nel 1933 da un sanatorio della California nacque la Loma Linda Foods, specializzata in sostituti a base di soia, tra i quali figura Vegelona e Nuteena (molto simile alla Nuttose).
Il 1967 sarà ricordato nella storia del vegetarianismo per la scoperta delle micoproteine, alimento derivato da alcune specie di funghi e ricco di minerali. Non si è ancora diffuso tantissimo in Italia ma la marca di riferimento è Quorn – nata nel 1994 in Uk – che produce centinaia di ricette a base di questo alimento spugnoso. Lo scienziato britannico che lo sintetizzò era alla ricerca di un cibo poco costoso e riproducibile all’infinito per far fronte a future carestie o guerre. Intanto negli anni ’80 negli Stati Uniti esplode la moda degli hamburger e dei tacchini di soia o di seitan. In meno di venti anni aziende come Boca Burger, Worthington Foods e Gardenburger diventano dei colossi, fatturando milioni di dollari.
Per fare un esempio Turtle Island Foods tra il 1995 e il 2012 vende 3 milioni di tacchini vegetali. Nel frattempo il numero di vegetariani e vegani aumenta: così nel 2002 prima Burger King e poi McDonald’s – da sempre eldorado dei carnivori – decidono di lanciare il loro panino vegetariano negli Stati Uniti. A dire il vero il produttore di Big Mac già negli anni ’90 aveva iniziato a vendere hamburger vegetali in Regno Unito, Olanda e India. L’atto di produrre carne finta abbandona l’ambiente religioso e devozione per diventare un’attività redditizia a livello commerciale. Così tutti i fast food lanciano la loro versione rivisitata a base di soia o seitan.
Ma l’ultimo passo arriva nel 2010 quando la carne viene portata all’interno di laboratori per cercare di produrre una bistecca partendo da cellule animali. Prima ci prova Peta – un’organizzazione non profit per la difesa dei diritti degli animali – finanziando un progetto per la creazione di petti di pollo in vitro. La ricerca è stata rifinanziata nel 2012, data della prima scadenza e continuerà fino al 2014. Invece un ricercatore tedesco quest’anno è riuscito a mettere insieme il primo hamburger sintetico. Chi lo ha assaggiato ha detto che assomiglia molto a quello vero, ma è meno succoso. Il suo arrivo nelle macellerie aprirebbe la porta a milioni di domande etiche. Le cellule soffrono? Un vegetariano può mangiare carne sintetica? Quanto è sicura per la salute? Come reagiranno i gruppi vegani a tutto questo? Ma soprattutto come riconoscere le due? E ancora se l’intera popolazione del mondo consumerà carne in vitro saremo tutti diventati vegetariani?