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Carne coltivata: approvata (nel silenzio) la legge per vietarla in Italia

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato il 19 giugno scorso il disegno di legge recante “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”. Il governo – rende noto il Quirinale – ha trasmesso il provvedimento accompagnandolo con una lettera con cui si è data notizia dell’avvenuta notifica del disegno di legge alla Commissione europea e con l’impegno a conformarsi a eventuali osservazioni che dovessero essere formulate dalla Commissione nell’ambito della procedura di notifica. In più questa legge impedisce alle aziende di utilizzare denominazioni che afferiscano ai prodotti di origine animale per prodotti vegetali: insomma, niente burger di fagioli o polpette di quinoa.

Cosa significa questa legge?

Dopo una battaglia a suon di propaganda durata mesi, l’Italia pubblica in Gazzetta Ufficiale una legge che la identifica come la prima nazione al mondo a vietare la carne coltivata anche se questa non è mai entrata in commercio e, sul nostro territorio né in quello europeo, non sono state fatte richieste di produzione o commercializzazione del prodotto. Per quanto riguarda invece la legge sul meat sounding per i nomi dei prodotti vegetali che imitano la carne e che sono già in vendita, si tratterà per le aziende di adeguarsi nei tempi stabiliti dalla legge.

Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida è stato uno dei più accaniti sostenitori di questa legge realizzata e sostenuta con il sostegno evidente di Coldiretti. La retorica è sempre la stessa: la carne coltivata non sarebbe sicura, o meglio, ancora non si sa se lo potrebbe essere, e quindi, preventivamente, secondo questa legge, va vietata.

Eppure rimane un punto: è chiaro che qualora l’Europa stabilisse che la carne coltivata è una merce che può essere commercializzata e realizzata sul territorio, l’Italia non potrebbe proprio fare nulla, perché le disposizioni di Bruxelles sono vincolanti per gli Stati Membri, soprattutto dato il trattato della libera circolazione delle merci.

Quella del governo Meloni è stata una campagna reazionaria e contro un prodotto che “potrebbe essere pericoloso”, cosa però che non è nemmeno stata verificata dato che il prodotto in sé non esiste e che non potrebbe essere commercializzata sul territorio se non prima dei necessari e severi controlli dell’EFSA (L’Autorità europea per la sicurezza alimentare) e che, soprattutto, in qualche modo potrebbe mettere in difficoltà la lobby della carne, un settore che il governo ha sostenuto e coccolato da sempre.

Le dichiarazioni di Meloni

“Questa legge è un importante traguardo che dimostra come l’Italia sia tornata vettore, modello e avanguardia politica su temi come la sicurezza alimentare collegata alla salute”. Una salute che non è mai stata minacciata dalla carne coltivata e tanto meno dai “nomi” che ricordano la carne dei prodotti vegetali, semmai esattamente il contrario. La carne sintetica potrebbe garantire maggiore accesso alle proteine a livello globale senza spingere il piede sull’acceleratore della crisi climatica dato che verrebbe realizzata senza allevamenti di animali, una delle principali cause delle emissioni di gas serra a livello mondiale.

Immagine di apertura: Depositphotos.com