Dopo le affermazioni e le notizia arrivate alla stampa riguardanti il consumo di carne emerse durante il simposio “Il ruolo della carne nell’alimentazione umana’ che si è svolto a Roma il 15 novembre scorso, abbiamo raggiunto la dottoressa Luciana Baroni laureata in Medicina e Chirurgia a Padova, specializzata in Geriatria, Gerontologia e Neurologia, diplomata in Master Internazionale di II livello in Nutrizione e Dietetica presso l’Università Politecnica delle Marche e socio fondatore e Presidente in carica della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, per ascoltare il parere di un esperto in alimentazione vegetale.
Tom Brenna, professore di Nutrizione umana e di Chimica della Cornell University di New York, durante il suo intervento al simposio ‘Il ruolo della carne nell’alimentazione umana’ che si è svolto a Roma ha dichiarato che: “Il drastico passaggio ad una dieta strettamente priva di alimenti di origine animale potrebbe essere rischioso”. E’ così?
Francamente non trovo motivazioni scientifiche a questa affermazione, può essere che sia un problema di traduzione, qui è questione di sfumature. Chi passa a una dieta vegana che includa tutti i cibi vegetali e apporti tutti i nutrienti necessari all’organismo solitamente ha dei vantaggi notevoli sulla salute, tant’è che sta venendo applicata per esempio al trattamento non farmacologico del diabete mellito e delle malattie cardiovascolari. Se invece il professor Brenna faceva riferimento a diete estreme, che non rispettano i requisiti di adeguatezza nutrizionale come li rispetta una dieta vegana propriamente detta, allora mi trova d’accordo: è dalla completezza di tutti i cibi vegetali nel piatto che si ottengono i massimi vantaggi per la salute.
Sempre durante il convegno, realizzato con il contributo di “Carni sostenibili”, portale sostenuto e realizzato da Assocarni, UnaItalia e Assica, il dottor Giorgio Calabrese ha invece dichiarato che “Mangiare la giusta quota carne, con la giusta tecnica di cottura, con pochi condimenti se non quelli vegetali, significa far crescere meglio i bambini, aiutare gli adulti ad essere più forti e soprattutto ad essere più longevi in piena qualità di vita”. Significa, quindi, che la carne è fondamentale per stare “meglio”?
Sul tema longevità temo che il collega non sia ben informato: le popolazioni più longeve del pianeta (come ad esempio gli Hunza e gli Avventisti californiani) hanno diete ampiamente su base vegetale, in cui la carne, se consumata, lo è solo occasionalmente. Gli stessi nostri grandi anziani sono cresciuti in un periodo storico dove la carne era riservata ai giorni di festa. Il sillogismo carne-forza muscolare è inoltre ampiamente superato, in quanto non ha alcuna rispondenza fisiologica.
Sempre il dottor Calabrese ha affermato che l’OMS, nelle sue dichiarazioni relative alla carne rossa e processata, è stato influenzato dal mondo vegan, ma che le alternative proposte alla carne sono “somiglianti ma non equipollenti”: sembra di capire che la scelta di una dieta vegetale non sarà mai equilibrata né salubre: è così?
Questa argomentazione è a dir poco commovente, e mi astengo da altri commenti. L’OMS nel classificare la carne come causa di cancro non ha fatto altro che rinforzare quanto sancito dal Fondo Mondiale per la ricerca sul Candro (WCRF, altro pericolosissimo covo di vegani), che nel suo documento per la prevenzione dei tumori del 2007 era già pervenuto alle medesime conclusioni. La storia si ripete, è stato così anche per il fumo di sigaretta: non importa quello che dice la scienza, quello che importa è il profitto di pochi a scapito della salute di molti.