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Cargill annuncia la sua “carne vegana”: la guerra con Beyond e Impossible è iniziata

In Italia questo nome non è famosissimo, ma Cargill è l’azienda non quotata in borsa più grande del mondo ed è presente anche in Italia con 700 dipendenti sparsi sul territorio. Si occupa del commercio di cereali e semi oleosi, della produzione di ingredienti alimentari (come amidi, dolcificanti, addensanti), della produzione di mangimi, di cacao, prodotti derivati e di carni. Lo scorso lunedì ha annunciato in una conferenza stampa internazionale che ad Aprile lancerà i suoi nuovi prodotti sostituti della carne completamente vegetali, sia in formato burger che in formato macinato.

Lo scontro con Beyond Meat e Impossible Foods

La discesa in campo nel mondo delle proteine vegetali di questo colosso a conduzione familiare da 160 mila dipendenti e dal fatturato stellare (114 miliardi di dollari nel 2018) non è arrivato in modo inaspettato: gli investimenti fatti nell’azienda Puris, la più grande produttrice di proteine a base di piselli del Nord America, per esempio, aveva già segnalato l’interesse del colosso per il mercato. Ora la conferma arriva direttamente dall’azienda e in modo parecchio aggressivo, facendo subito riferimento (seppur in modo indiretto) ai concorrenti più famosi, Beyond Meat e Impossibile Foods: “Saremo competitivi su entrambi i mercati, quello delle proteine della soia e quello delle proteine dei piselli – ha spiegato Elizabeth Gutschenritter direttore dell’area dedicata allo sviluppo del tema proteine alternative in Cargill – il fatto di essere noi a produrre le materie prime ci ha sicuramente aiutati“.

Insomma, il concetto è facile: occhio aziende della “carne finta” perché noi il materiale lo abbiamo a costo molto basso e in più, altra notizia fornita in conferenza, faremo in modo che burger e macinati vegetali possano essere venduti anche con etichette diverse, ossia da altre aziende che ne faranno un loro prodotto. Insomma, la “carne vegetale” non sarà un prodotto a marchio e questo potrebbe garantire una maggiore capillarità nella diffusione.

Le proteine vegetali tratte dai legumi stanno ricevendo grandi attenzione dai mercati internazionali: soia e piselli fra i preferiti

 

Quanti soldi?E quanto valore ha questa scelta?

Gli investimenti diretti in questo settore, come ha spiegato sempre Elizabeth Gutschenritter in conferenza stampa, “rappresentano sempre punti percentuali ad una sola cifra” quindi limitati rispetto al portafoglio completo della Cargil che solo negli ultimi 5 anni ha investito 7 miliardi di dollari nel comparto delle proteine animali. Una piccola parte ma, a quanto pare, ma necessaria se un colosso mondiale decide di prendere misure per esserci (eccome). Il valore economico di questa mossa, quindi, non può essere annunciato come una svolta, ma bisogna analizzare la situazione complessiva. Cargill fa parte anche degli investitori che stanno scommettendo sulla carne in vitro, altra strada che porterebbe ad una diminuzione enorme della presenza di allevamenti; ora arriva anche questa notizia: il mercato delle proteine vegetali alternative alla carne è una realtà e non lo è certamente perché sui banchi dei supermercati compaiono più prodotti, bensì perché colossi mondiali che muovono le economie di interi stati stanno investendo lì. Il motivo? La richiesta da parte dei consumatori. Un’equazione semplice.