“Gli animalisti, che tanto dicono di amare gli animali, li costringono a comportamenti contrari alle proprie caratteristiche etologiche”. Inizia così una nota della FederFauna che critica aspramente la volontà di nutrire i propri animali domestici a base di alimenti esclusivamente di origine vegetale. Su questo la Confederazione è stata molto chiara e netta: si tratta di maltrattamento.
E’ di questi giorni, infatti, la notizia che FederFauna, la Confederazione Sindacale degli Allevatori, Commercianti e Detentori di Animali ha deciso di intraprendere una dura battaglia contro l’alimentazione vegetariana o vegana per cani e gatti. Una vera e propria azione legale: FederFauna, che “tutela gli animali difendendo le funzioni che gli animali hanno per l’uomo, che sono l’unica vera garanzia di conservazione”, ha infatti depositato presso le Procure un esposto per possibili maltrattamenti nei confronti degli animali nel caso in cui cani e gatti siano alimentati in maniera non idonea, ovvero con una dieta vegetariana o vegana.
“Visto che un’imponente bibliografia scientifica dimostra che cani e gatti siano animali carnivori – si legge nel comunicato – e quindi la condotta di chi volontariamente decida di fornire loro un’alimentazione vegana, li costringerebbe di fatto a sviluppare comportamenti contrari alle proprie caratteristiche etologiche”.
Sulla questione è intervenuto Massimo Zaratin, Consigliere Nazionale FederFauna, che ha discusso la questione da un punto di vista “filosofico”: “L’umano che sceglie per ragioni etiche di seguire uno stretto regime alimentare vegano, ha preso la sua decisione in modo autonomo giudicando una serie di fatti, libero da necessità e costrizioni esterne”. Secondo il Consigliere quindi è sbagliato che il “vegan-animalista” costringa “animali carnivori alla sua stessa dieta” a prescindere che faccia bene o male, quello che è sbagliato è proprio il concetto intrinseco in questo comportamento.
“Il vegano animalista – continua Zaratin – per ragioni etiche deve condurre la sua esistenza non essendo causa di morte e sofferenza di altri essere viventi animali” quindi la questione che preoccupa Zaratin è che “l’animale da amare diventi paradossalmente a sua volta il principale maltrattato per una mera esigenza umana che tenta di cambiare le regole base della vita di ogni essere vivente; regole che l’animalista non accetta, aborra, condanna a tal punto da voler sovvertire il “naturale”, a volte maltrattandolo o uccidendolo involontariamente come nel caso di un gatto privato dell’essenziale carne di cui abbisogna”.
Questa “imposizione agli animali di una dieta vegane – secondo il Consigliere Zaratin – assume significati ben più profondi: non si tratta più solo di “non accettazione dell’uomo” ma della “non accettazione dell’esistenza in generale e delle funzioni vitali e naturali del nostro pianeta”.