Questo cambiamento climatico non esiste. Almeno, finché a bruciare o a non andare sott’acqua è casa tua, il tuo ufficio, la tua scuola, la tua città. Punta tutto sull’empatia, e sulla spinta all’azione, This climate does not exist, il programma che simula gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici, facendoteli vedere, in qualsiasi posto del mondo. Compresa casa tua. Realizzato da Mila, organizzazione no-profit canadese di ricerca sull’intelligenza artificiale, il sito crea una simulazione di cosa potrebbe accadere con un evento climatico estremo come un incendio, un’alluvione o un’ondata di smog eccezionale, in qualsiasi indirizzo del mondo che sia mappato da Google.
Vedere per agire
Le immagini – spiega il team di Mila – non sono reali e non c’è correlazione scientifica tra l’ipotesi di un evento climatico eccezionale in quel dato luogo e le conseguenze visualizzate. Le foto che il sistema genera attraverso un algoritmo servono, piuttosto, “a sensibilizzare e incitare all’azione”. Perché, sottolineano i ricercatori del progetto, anche se milioni di persone in tutto il mondo stanno perdendo ogni cosa proprio a causa del clima, non è vero che il cambiamento climatico colpisce tutti allo stesso modo e con la stessa intensità. “Molti pregiudizi cognitivi ci impediscono di agire, dato che il cambiamento climatico è un fenomeno astratto che può essere difficile da percepire come una minaccia diretta per noi stessi. Questo porta al distanziamento psicologico“. Un distacco che, sottolineano i ricercatori, può essere percepito sia per un fattore temporale, dal momento che molti effetti del cambiamento climatico saranno futuri, che spaziale, dato che spesso le conseguenze concrete si verificano lontano da noi. La ricerca alla base del progetto di Mila “suggerisce che mostrare alle persone immagini degli impatti dei cambiamenti climatici – città allagate, foreste devastate dal fuoco e città colpite dallo smog – può aiutare a ridurre questa distanza psicologica, soprattutto se i luoghi sono familiari allo spettatore”.
Vegolosi sott’acqua
Allora, abbiamo voluto provare con il più familiare dei luoghi per noi: la nostra redazione di Milano. Seguendo le semplici istruzioni sul sito di This climate does not exist abbiamo scelto, tra i tre eventi catastrofici immaginabili, un’inondazione. Prima di arrivare alla visualizzazione catastrofica, il sito dà alcune informazioni ricordandoci come “le inondazioni siano spesso il risultato di forti piogge, rapido scioglimento della neve o del ghiaccio o tempeste nelle zone costiere e che tutti questi fenomeni sono aumentati con il cambiamento climatico, sia in termini di frequenza che di intensità”.
E poi un po’ di numeri: l‘innalzamento del livello del mare potrebbe sconvolgere la vita di 1 miliardo di persone entro la fine del 2050 mentre già oggi le inondazioni improvvise uccidono 5000 persone l’anno. E, ancora, le inondazioni – ricorda il sito – rappresentano circa la metà dei 288 milioni di persone sfollate dal 2008 a causa di disastri naturali. Poi, un avvertimento: “Anche se non abiti vicino a un corso d’acqua o a una costa, le conseguenze devastanti delle inondazioni per le persone che le subiscono riguardano tutti noi. Come un effetto domino, lo spostamento umano risultante dalle inondazioni può mettere sotto pressione le regioni interne circostanti e interrompere la catena di approvvigionamento a causa delle perdite di raccolti e bestiame”.
Infine, l’immagine della nostra via inondata, che ci non ci lascia indifferenti, pur essendo chiaramente una simulazione (così come la foto in apertura, che mostra un lato di piazza Duomo, sempre e Milano, allagato).
What now?
Per ogni indirizzo, il sito fa visualizzare tre immagini relative a inondazioni, incendi e inquinamento atmosferico. E invita all’azione: “La verità è che stiamo esaurendo il tempo. Il cambiamento climatico rappresenta una seria minaccia per l’umanità. A differenza delle immagini generate su questo sito web, il cambiamento climatico è reale e sta accadendo proprio ora. Crediamo – concludono i ricercatori di Mila – che tutti dovrebbero chiedersi come, da individui e come società, possiamo apportare cambiamenti sostenibili per mitigare la crisi climatica. È tempo di usare le nostre voci, mettere l’ambiente in prima linea nelle nostre decisioni e ripensare ai nostri consumi e alle nostre convinzioni”.