Il Consiglio regionale della Lombardia il 24 maggio del 2022 ha approvato ufficialmente la proposta di legge che consente le cessione, a titolo gratuito, di selvaggina piccola ai ristoratori definendola una “Valorizzazione della cultura e della tradizione lombarda”. Dal 2014 le norme vietavano la vendita di avifauna cacciabile per fini commerciali, bloccando la possibilità a ristoranti e alberghi di proporre piatti tipici del territorio, ma ora la nuova norma dà il via libera: i cacciatori potranno donare, anche a fiere e mercati, fino a 150 piccoli uccelli l’anno uccisi durante la propria battuta di caccia.
Ancora secondo la Regione Lombardia la legge propone di tutelare una tradizione radicata negli ambienti rurali bresciani e di altre province lombarde, permettendo loro di riportare in tavola piatti tipici (quali ad esempio lo “spiedo bresciano”) dando un contributo importante all’economia e al turismo dei territori interessati. Non sono mancate le risposte immediate da parte delle associazioni ambientaliste e animaliste.
Una legge per eludere i divieti
Le associazioni ENPA, LAC, LAV, Legambiente, LIPU e WWF hanno commentato la notizia definendola “vergognosa” dichiarando quanto segue: “Lo stesso giorno in cui la Corte costituzionale boccia la legge “anti controlli” il Consiglio regionale della Lombardia approva la legge “Spara e mangia”. È evidente come questa norma sia solo un trucco per eludere il divieto necessario a prevenire fenomeni di illegalità come il traffico illecito di uccelli morti e di richiami vivi, il furto di nidiacei o l’uccisione di specie protette. Ancora una volta la tradizione aggiudica alla Regione Lombardia un triste primato proprio a causa della crescente domanda di uccelli selvatici”.
Come enunciato dalle associazioni la norma rischia dunque di creare i presupposti per favorire, un mercato invisibile di vendita della fauna selvatica occultato dalle donazioni gratuite a danno degli imprenditori onesti e delle finanze pubbliche, aggravando l’onere a carico delle autorità pubbliche deputate al controllo.
Quali i rischi dell’approvazione per l’Italia
Aggiungono poi le associazioni in conclusione: “Ricordiamo che l’Italia è sottoposta ad una particolare attenzione da parte della Commissione Europea proprio a causa del diffuso e grave fenomeno dei crimini contro gli uccelli selvatici e che il nostro Paese ha assunto precisi impegni volti ad adeguare il sistema normativo di prevenzione e repressione di questi fenomeni. È inammissibile che nelle regioni a più alto tasso di illeciti contro gli uccelli selvatici, come la Lombardia, le istituzioni pubbliche non sappiano fare altro che emanare leggi e provvedimenti amministrativi di segno contrario rispetto all’obiettivo di tutela della biodiversità, oggi tradotto in principio fondamentale dell’ordinamento costituzionale. Questa pratica, attuata solo per meri fini elettorali e per soddisfare le lobby della caccia e delle armi, espone l’intero Paese al rischio di una pesante procedura di infrazione. Chiediamo dunque al Governo di intervenire e ai cittadini lombardi di pretendere che i propri rappresentanti si occupino del bene comune e non degli interessi di pochi”. Inoltre, continuano Legambiente e OIPA, il rischio che andrebbe a correre il nostro Paese riguarda anche l’ambito della sanità: “La legge espone tutti i cittadini a gravissime ricadute dal punto di vista sanitario. C’è infatti da considerare che gli animali ceduti dai cacciatori ai ristoratori, sono esenti dall’obbligo di controlli sanitari, in una regione – qual è la Lombardia – facente parte delle zone ad alto rischio di introduzione e diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità, una patologia che il centro nazionale per l’influenza aviaria, costituito presso l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, individua come possibile futura pandemia”.