Il contatore scorre velocissimo, si ferma a 1.366.340: è il numero dei suini allevati e censiti a marzo negli allevamenti del bresciano, provincia con il record nazionale, a fronte di una popolazione inferiore di almeno 100mila unità. Sono 20167 gli allevamenti in questa zona del nord Italia e sono 23, invece, i maiali macellati ogni minuto nel nostro paese, secondo i dati forniti dall’associazione Essere Animali.
Si tratta di numeri, è vero, ma sembrano dati di una guerra, anzi, in realtà lo sono perché se non vogliamo affrontare (anche se lo vogliamo, sempre) la questione etica sulla sofferenza e le condizioni degli animali allevati, dobbiamo parlare della guerra ambientale che il consumo di carne genera e che noi stessi, quindi, stiamo combattendo contro di noi. Metano, protossido di azoto, ammoniaca, anidride carbonica sono i gas dannosi provocati dagli allevamenti intensivi. Ecco i dato forniti dall’associazione
- Il metano: viene prodotto durante la digestione degli animali
- L’ammoniaca: deriva dalle emissioni generate dai reflui zootecnici e dalle emissioni di fertilizzanti chimici impiegati per le coltivazioni destinate alla produzione dei mangimi.
- Il protossido di azoto:deriva dalla gestione delle deiezioni animali, dai fertilizzanti azotati
- L’anidride carbonica: la zootecnia contribuisce alle emissioni di anidride carbonica rappresentate dall’uso di energia fossile ai fini della produzione e del trasporto di mezzi tecnici destinati all’allevamento
“Allevare 1 milione e 300mila maiali nella sola provincia di Brescia (senza contare milioni di polli, bovini e altri animali) significa necessariamente ridurre gli spazi al minimo e massimizzare la produzione – racconta Essere Animali – Il risultato è un’estrema sofferenza per animali sensibili e intelligenti come i maiali, stipati in gabbie minuscole e sottoposti a mutilazioni di routine. Questo deve farci riflettere sugli attuali regimi alimentari. Cambiare rotta non è solo possibile, ma doveroso, e ognuno di noi può iniziare a farlo”.